UNUCISANO. BIBLIOTECA "F.CATAPANO" FONDO MASSIMO COLTRINARI

Il Fondo "M Coltrinari" è stato creato per ampliare le fonti a sostegno delle tesi di laurea e ricerche anche dei Master di Storia Militare Contemporanea, Politica Militare Comparata, Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale,
Gli Apporti di volumi per l'anno indicato sono
2018 n. 159 per un totale di 159 volumi>
2019 n. 264 per un totale di 414 volumi
2020 n. 75 per un totale di 489 volumi
2021 n.101 per un totale di 580 volumi
2022 n. 250 per un totale di 830 volumi
2023 n. 310 per un totale di 1140 volumi
2024 n. 422 per un totale di 1572
2025 (marzo) n. 107 per un totale di 1674.
Emeroteca
Nella emeroteca sono presenti le seguenti riviste.
Storia Militare, Mensile.
Annate 1991.1992.1993.1994.1995.19961997, 1998, 1999, 2001 2007.2008.2009, 2015, 2016,2017,2018,2019,2020,2021,2022,2023,2024,2025
Storia Militare Briefing, Bimestrale,
Annate, 2017,2018,2019, 2020,2021,2022,2023,2024,2025 (in progress)
Storia Militare Dossier, Bimestrale
Annate 2021, 2013,2014,2015,2016,2017,2018,2019,2020,2021,20222,2023,2024, 2025 in progress
Il Secondo Risorgimento d'Italia, Rivista Trimestrale
Annate in progress
Rivista QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO, Rivista Trimestrale
Annate: in progress
La Emeroteca è stata creata per dare fonti iconografiche e mirate alle tesi di laurea e ricerche anche ai Master di Storia Militare Contemporanea, Politica Militare Comparata, Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale

UNIVERSITA' STUDI "NICOLO' CUSANO" TELEMATICA ROMA

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BIBLIOTECA "FRANCESCO CATAPANO" FONDO MASSIMO COLTRINARI

Centro Studi di Castel d'Emilio ed Agugliano

Biblioteca Comunale di Agugliano


L'Apporto di Volumi per l'anno 2014 è stato di 5 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2015 è stato di 5 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2016 è stato di 8 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2017 è stato di 7 Volumi
LApporto di Volumi per l'anno 2018 è stato di 8 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2019 è stato di 5 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2020 è stato di 20 volumi

L'Apporto di Volumi per gli anni 2021,2022,2023,2024 è stato pari a zero (pandemia)
L'Apporto di Volumi per il 2025 in progress
(info:federazione.ancona@istitutonastroazzurro.org)

Mediateca Polverigi

Biblioteca
Fondo Coltrinari
Storia Militare Contenporanea
e Storia Militare delle Marche.

L'Apporto di Volumi per l'anno 2015 è stato di 38 volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2016 è stato di 196 volumi
L'apporto di Volumi per l'anno 2017 è stato di 75 volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2018 è stato di 35 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2019 è stato di 3 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2020 è stato di
L''Apporto di Volumi per l'anno 2021,2022,2023 2 2024 è stato pari a 0 (Pandemia)
L'Apporto per l'anno 2025 in progress
(Info: federazione.ancona@istitutonastroazzurro.org)

Società Operaia di Mutuo Soccorso Castel d'Emilio

Biblioteca

Fondo Coltrinari


L'apporto di volumi per l'anno 2012 è stato di 10 Volumi
L'apporto di Volumi per l'anno 2013 è stato di 25 Volumi
L'apporto di Volumi per l'anno 2014 è stato di 50 Volumi
L'apporto di Volumi per l'anno 2015 è stato di 35 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2016 è stato di 30 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2017 è stato di 10 volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2018 è stato di 18 volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2019 è stato di 6 Volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2020 è stato di 18 volumi.
Per via della pandemia non vi sono stati apporti per gli anni 2021, 2022,2023. Gli apporti per il 2024 non vi sono stati. Per il 2025 ( in progress)
(info:federazione.ancona@istitutonastroazzurro.org

Biblioteca L. Radoni. Fondo Coltrinari

L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni -Fondo Coltrinari per il 2008 è stato di 965 Volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2009 è stato 983 Volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2010 è stato di 1003 Volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2011 è stato di 803 Volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2012 è stato di 145 Volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2013 è stato di 215 Volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L.Radoni - Fondo
Coltrinari per il 2014 è stato di 943 volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2015 è di 523 volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2016 è di 629 volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2017 è di 354 volumi
L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2018 è di 106 volumi
L'apporto di volumi alla BibliotecaL. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2019 è 23 volumi L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2020 è di 10 volumi (aprile)
Gli apporti per gli anni 2020, 2021, 2022, 2023, 2024, 2025 (in progress) non è stato possibile attuarli in quanto i locali della Biblioteca non sono agibili ai visitatori.
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venerdì 1 aprile 2011

 La Dichiarazione di Guerra del 24 maggio 1915
Un commento
L’Italia, per completare il processo unitario iniziato nel 1848, inserita nel gioco delle Potenze europee, dichiara guerra all’Austria il 24 maggio 1915: l’euforia si diffuse per il Paese: sono le giornate del “maggio radioso”, ove tutti erano convinti che in pochi mesi la vittoria sarà conseguita. Ma la guerra si rilevò dura, difficile e lunga; dopo undici battaglie costate centinaia di migliaia di morti, arrivò la sconfitta di Caporetto, ove sembrava tutto perduto. Ributtata indietro fino al Piave, si riuscì a superare la crisi, con battaglie ove rifulse la volontà di non cedere di tutti, comandanti e soldati, a premessa di Vittorio Veneto, ottobre 1918, ove si conseguì quella agognata vittoria che permise al nostro paese di dimostrare che non era una semplice espressione geografica. Una vittoria pagata oltre 700 mila morti ed un milione di feriti. Vi era poco da essere trionfalistici e il grande sforzo profuso fu festeggiato con dignità e austerità come ben esprime la pagina del Corriere del 5 novembre 1918.

Così come non si colgono gli aspetti trionfalistici e imperialisti nella pagina del 11 giugno 1940, nonostante il clima di grande partecipazione ed adesione che a tutti i costi si voleva imporre. Bloccate le forniture di carbone da parte della Gran Bretagna, essenziali per sopravvivere, nel marzo 1940, l’Italia, anche per non essere strangolata, entrò in guerra. Fu anche abbagliata dalla folgorante impresa tedesca del maggio del 1940: sconfitta la Francia in quattro settimane con la Gran Bretagna alle corde, Mussolini cedette che ormai la guerra era vinta per la Germania. L’Italia voleva essere al tavolo della pace, dalla parte dei vincitori, per avere il suo bottino. Il 10 giugno 1940, pur conscio che l’Italia era militarmente ed economicamente impreparata, dichiara la guerra; questa fu annunciata a una folla delirante; fu una grande festa di consenso tra popolo e regime, ma che preluse a trentanove mesi di sconfitte e tragedie, finiti con la crisi armistiziale dell’8 settembre 1943, la pagina più buia della recente storia d’Italia.

La caduta del muro di Berlino, nel 1989, implosa e scomparsa la URSS segnò il trionfo degli Stati Uniti; divenendo potenza planetaria. Invece, si crogiolarono nel loro ruolo di vincitori, padroni assoluti dell’ordine mondiale. Non aggiornarono i loro sistemi di sicurezza, di controllo e di difesa, sicuri che nessuno poteva opporsi alla loro potenza. I loro nemici, infinitamente più deboli si ribellarono e dichiararono la guerra al potente planetario. È la non nuova storia di David e Golia, L’attacco alla Due Torri, preparato in oltre cinque anni, con una pianificazione che aveva i suoi punti di forza nelle debolezze della superpotenza, ebbe una efficacia grandissima. L’11 settembre 2001 fu una dichiarazione di guerra alla superpotenza, che fu colpita e che ancora oggi non riesce ad intravedere la vittoria definitiva, trascinando il mondo in una incertezza politica, strategica ed economica, senza prospettive certe.

PREMIO NAZIONALE DI POESIA e NARRATIVA

«POESIA ONESTA»

6ª edizione – 2011

patrocinio e contributo di  Consiglio regionale delle Marche , Provincia di Ancona , Comune di Ancona (Assessorato Cultura), Comune di Camerata Picena
patrocinio
Comune di Agugliano - Comune di Chiaravalle

In collaborazione con Associazione Musicale «Vincent Persichetti» - Falconara M.ma (AN)

«Ai poeti resta da fare la poesia onesta»
(Umberto Saba)

Il Premio si articola in 5 sezioni

Sez. A – Raccolta di 5 poesie in italiano.

Sez. B - Raccolta di 5 poesie nei dialetti italiani. I testi devono avere la traduzione in italiano.

Sez. C – Poesia singola in italiano degli Studenti marchigiani di Scuola primaria e Scuola secondaria di primo grado.

Sez. D – Poesia singola in uno dei dialetti marchigiani degli studenti di Sc. prim. e Sc. second. primo grado.

Sez. E – 1 racconto breve in italiano e/o nei vari dialetti italiani.

REGOLAMENTO
Sezioni A e B: le raccolte, con titolo, devono pervenire in due copie dattiloscritte, di cui solo una recante nome, cognome, indirizzo, telefono e/o cellulare, e-mail.
Gli autori della Sez. B devono dichiarare la località in cui il dialetto si parla.
Sezione E: i narratori invìino i loro racconti in due copie dattiloscritte, di cui solo una con nome, cognome, telefono e/o cellulare, e-mail.
Sezioni C e D: le poesie singole devono pervenire in duplice copia, di cui una soltanto recante generalità dello studente, indirizzo, recapito telefonico e mail. Gli studenti devono specificare il grado di scuola frequentato e il nome dell’Istituto scolastico.
* Provvederà la Segreteria a produrre le copie anonime per la Giurìa esaminatrice.

INVIO OPERE
Gli elaborati vanno spediti entro il 10 luglio 2011
per posta a: VERSANTE Associazione Culturale
POESIA ONESTA Via Molino, 15 - 60020 Agugliano (AN)
o per e.mail: associazioneversante@gmail.com

 I testi inviati via mail devono contenere nome e cognome, indirizzo, recapito telefonico. Sarà cura della Segreteria procurare copie anonime per la Giurìa.

* I poeti delle sezioni A e B devono far pervenire € 10,00 se partecipano ad una sezione, € 15,00 se partecipano ad entrambe. La quota va inviata unitamente alle opere o con versamento sul conto corrente postale 8358993 intestato a VERSANTE Associazione culturale – Premio POESIA ONESTA.

I narratori della Sez. E devono far pervenire € 10,00 per il racconto inviato.
La partecipazione degli studenti è gratuita.

* I dati personali saranno trattati nel rispetto del codice sulla privacy, ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs n. 196/2003.

PREMI
Sezioni A e B
I primi classificati della sezione A e della sezione B riceveranno € 300,00 cadauno.
I primi quattro classificati delle Sez. A e B avranno pubblicate le loro raccolte e riceveranno ognuno n. 10 copie del volume Poeti in italiano e in dialetto.
Verranno inseriti anche singoli testi che la Giurìa riterrà meritevoli di pubblicazione.
Una sezione speciale premierà la migliore silloge marchigiana, nel caso in cui non risultasse tra i vincitori alcun autore delle Marche.
Sezione E
I primi tre racconti classificati sia in lingua che nei vari dialetti italiani verranno pubblicati nell’antologia e gli autori riceveranno ognuno 7 volumi omaggio.
Sezioni C e D
I primi tre classificati per ogni grado di scuola, avranno pubblicate le loro poesie e riceveranno ognuno 3 copie del volume Poeti in italiano e in dialetto, che raccoglie anche le poesie segnalate dalla Giurìa.

* I testi inviati non saranno restituiti. I partecipanti cedono, a titolo gratuito, i diritti dei testi pubblicati nel volume.
Cerimonia di premiazione. È prevista in Ancona dal 01/10/2011 al 09/10/2011

GIURIA del PREMIO
Sanzio Balducci (Univ. “Carlo Bo” di Urbino) - Liliana Biondi (Università dell’Aquila)
Fabio Ciceroni (saggista e critico letterario) - Giuseppe Polimeni (Università Pavia)
Marzio Porro (Università Statale, Milano) - Marcello Verdenelli (Università Macerata)
* Per ulteriori informazioni rivolgersi al 335-8193657
FABIO M. SERPILLI
(Presidente Associazione culturale VERSANTE)

venerdì 18 marzo 2011

Progetto “Storia in Laboratorio”

Scuola Media “Maria Montessori” Castelferreti Falconara Marittima Ancona

Spesso le cose migliori riescono se non vi è una preparazione che le precede. Nel quadro di una manifestazione dedicata alla data anniversaria della morte del Duca Ferriti di Castelferreto, il prof. Luigi Tonelli, che aveva collaborato con noi, grazie alla iniziativa di Mario Brutti riguardante le testimonianze della guerra, al numero speciale dedicato alle Marche nel 1944, ha preso l’iniziativa, quasi sul tamburo, di organizzare un incontro con i ragazzi della Scuola Media “Montessori” sui temi della Guerra di Liberazione, su quello della Resistenza in Italia e in Europa e su quello dell’Internamento in Germania e dell’Olocausto.

I ragazzi, tutti delle terza classe, avevano già svolto un ampio lavoro sui temi accennati, in particolare su quello della Resistenza in occasione della data anniversaria del 25 Aprile. Dalle 9,45 alle 11, nell’arco di tempo che si ritiene utile per suscitare nei ragazzi la curiosità e l’interesse per i temi che andiamo proponendo, senza tediarli o affondandoli con le lezioni frontali che suscitano solo reazioni negative, si è parlato del fenomeno della Resistenza in Europa, partendo dal concetto che in Italia dal 1943 al 1945 si è combattuta una Guerra di Liberazione. Una Liberazione da CHI e da Che Cosa? Spiegato il fenomeno del fascismo e del nazismo, si sono tracciate le linee essenziali dei movimenti di liberazione in Grecia, in Albania, in Jugoslavia, in Francia, in Polonia, in Unione Sovietica, sottolineando il fatto che si combatteva in questi paesi, come poi in Italia,e per avere un avvenire migliore, senza violenze e guerre. Ovvero è nato in questo movimento europeo il seme dell’Europa Unita. In particolare, si è presentata la Guerra di Liberazione in Italia, come una guerra un cinque fronti: il Regno del Sud, con ampi cenni a Montelungo, al C.I.L. ed ai gruppi di Combattimenti, al nord, con il movimento partigiano, all’Internamento in Germania, alla resistenza dei Militari Italiani all’estero ed alla prigionia di Guerra. Un ulteriore tempo è stato dedicato al fenomeno concentrazionario tedesco, alla ideologia nazista come ideologia di sterminio e si è accennato all’origine culturale della teoria della razza, che ha portato alla aberrazione dei campi di sterminio. Un interessante scambio di battute e idee con i ragazzi ha concluso l’incontro.



Sono giunti in redazione i temi svolti dai ragazzi, preceduti da questa cordiale ed apprezzata lettera



Gent.mo Signor Massimo,

La ringraziamo sentitamente per la bella lezione di storia, ma anche di vita, che ha tenuto nella nostra scuola.

Con semplicità, ma anche divertendoci, è riuscito a farci capire meglio quanto importante sia stato il Movimento della Resistenza, non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa e come, proprio la lotta armata antinazifascista, che ha visto impegnati non solo dei soldati, ma anche e soprattutto dei civili non politicizzati, ma solo desiderosi di libertà e democrazia, sia il vero fondamento dell’Unione Europea.

Della sua lezione ricorderemo anche l’attenzione che ha posto sul ruolo dei soldati italiani, alcuni, soprattutto prima del ’43, torturatori, massacratori per obbedienza al potere politico –militare, altri, invece, fieri oppositori al regime, decisivi per la riuscita della lotta partigiana cui diedero l’apporto importante della loro esperienza bellica..

Dopo aver ascoltato testimonianze di diversi partigiani e letto quelle dei nostri concittadini raccolte dal prof. Tonelli, la sua lezione ha contribuito a rinsaldare in noi la certezza che la libertà, la democrazia di cui godiamo è il frutto di tanti sacrifici, di tanti lutti, ma anche di tanti gesti eroici.

Per questi motivi la dobbiamo apprezzare di più e, nel nostro processo di maturazione anche socio-politica, cercare di preservarla in ogni modo.

Ringraziandola ancora per la sua disponibilità Le inviamo, come da accordi, alcuni degli elaborati con cui abbiamo partecipato al concorso “25 Aprile” indetto dall’Amministrazione del Comune di Falconara.



Falconara 31 maggio 2006 Distinti saluti



Gli alunni e gli insegnanti della scuola media “Maria Montessori”

Castelferretti (Falconara M.ma)



I Ragazzi scrivono:



Silvia Vignoni

La resistenza è stata un movimento Europeo, che ha interessato le zone sotto l’occupazione tedesca, quindi anche Castelferretti. Il popolo castelferrettese durante l’occupazione tedesca ha vissuto un periodo di continua tensione. Il nostro paese era a rischio di bombardamenti perché presenti nella zona l’aeroporto, la stazione, il porto d’Ancona e la foce dell’Esino. Oltre a questo continuo stato i tensione il popolo pativa anche la fame, pur essendo un popolo agricolo, ed era spesso vittima di razzie tedesche. Il nostro professore Luigi Tonelli che in un suo libro ha raccolto le testimonianze dell’epoca, ci ha raccontato che c’erano rapporti di terrore e di tensione tra i soldati ed il popolo e che c’era anche la paura verso i fascisti.

Nelle case c’erano speso delle violenze tra i familiari,causate da un diverso pensiero politico. Sulla base di questo il prof Tonelli ci ha narrato un fatto:

dei ragazzi avevano trascorso insieme il pomeriggio, ma poi alcuni di loro, la sera si trovavano per le strade dopo il coprifuoco e vennero picchiati dal resto del gruppo, anche se erano amici, poiché appartenevano a due schieramenti politici diversi.

E proprio durante questo brutto periodo che è emersa la solidarietà e la collaborazione tra il popolo. Il popolo era unito, unito contro Hitler, si dividevano quel poco che avevano: generi alimentari, vestiario … oppure si aiutavano gli uni con gli altri per nascondere le scorte di cibo sopra gli alberi oppure sotto la fascine.

Erano costretti a nascondere le scorte di cibo perché i tedeschi gliele avrebbero portate via. Avevano bisogno di quel cibo perché quello razionato era poco poteva essere preso solo con le tessere Annonarie, che prevedevano la distribuzione dei generi alimentari in base all’età e al numero di componenti di una famiglia.

A girare in paese erano prevalentemente le donne, gli anziani e i bambini piccoli perché i ragazzi e gli uomini erano costretti a stare nascosti per non essere arruolati nell’esercito e perché avevano scelto di entrare nei gruppi partigiani, che sorsero spontaneamente dal popolo per sconfiggere i tedeschi, liberare i prigionieri, e quindi riportare la pace. Dalle testimonianze del Ragionier Gianfranco Pistola, Elio Raffaelli e Livia Pergoli ho percepito l’importanza dei partigiani e la pericolosità delle loro lotte. Correvano sempre il rischio di essere scoperti e quindi torturati e uccisi dai tedeschi. Se un componente di u gruppo partigiano veniva catturato il gruppo si scioglieva e spostava la sua sede perché avevano paura che il prigioniero sotto tortura parlasse. Questo non accadeva quasi mai infatti molto uomini morirono a causa delle torture tedesche, ma senza dire una parola. I gruppi partigiani erano come delle associazioni segrete, infatti per comunicare tra di loro senza essere scoperti usavano dei segnali particolari o delle parole in codice. Le donne ricoprivano un ruolo importante perché, non essendo sospettate dai tedeschi, potevano passare liberamente i posti di blocco e portare materiale bellico o messaggi ai partigiani. Durante la guerra hanno ricoperto un ruolo importante anche i contadini, che facevano rifugiare i partigiani nelle loro case, li coprivano e li sfamavano. I contadini mettendosi di guardia sulla porta della loro casa permettevano ai partigiani anche di ricevere aggiornamenti sulla guerra tramite Radio Londra che era appunto vietato ascoltare.

Spesso i partigiani erano giovani e non capivano la politica ma sentivano che a loro mancava la libertà e per questo avevano scelto di arruolarsi nella resistenza. Il valore della libertà è stato sottolineato più volte dai partigiani che ci hanno lasciato le loro testimonianze e ci hanno raccomandato come adulti del futuro di mantenerla, per far si che i loro sforzi non siano stati vani, perché, come scrive Piero Calamandrei, “la pace è come l’aria, ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare”.

Io penso che Calamandrei abbia ragione, i partigiani sanno cosa vuol dire vivere in un paese occupato da gente ostile, hanno provato questa brutta esperienza, e per questo ci raccomandano di non perdere mai più questo importante valore.



Damiano Pietrella

Era il 10 Giugno del 1940, quando dalla radio posta sul davanzale di una finestra, i cittadini di Castelferretti hanno appreso la notizia che l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra.

I giovani, che erano continuamente influenzati dalla propaganda del partito fascista, alla notizia erano felici ed allegri,mentre le donne e gli anziani che avevano già partecipato ad un’altra guerra, non lo erano affatto, poiché sapevano che cosa sarebbe successo. E non si sbagliavano, ben presto si è diffusa la fame, il partito razionava la vendita dei beni di qualsiasi genere e per poter comprare bisognava sempre avere con se la tessere annonaria, nella quale ad ogni acquisto venivano messi dei bollini.

Ma con la fame era cresciuto anche un grande spirito di solidarietà e via via si faceva più forte il legame tra l’intera popolazione.

Legame che si intensificò ancor più, quando a Castelferretti arrivarono i tedeschi, non più alleati ma nemici dell’Italia che ora collaborava con le potenze angloamericane.

I tedeschi rubavano tutto dalle case e per questo la gente nascondeva quello che poteva, dove poteva. Come ci ha spiegato il professor Tonelli, che ha raccolto in un libro le testimonianze dei castelferrettesi , spesso accadeva che i prosciutti e i salami vanivano nascosti tra i rami degli alberi o sotto le fascine. In quel periodo di occupazione tedesca è nata la Resistenza, un movimento formato da antifascisti che volevano liberarsi dall’oppressione nemica e di un regime che aveva portato l’Italia in una guerra disastrosa.

Gli ex partigiani: Luigi Pergoli, Gianfranco Pistola ed Elio Raffaelli ci hanno raccontato le loro esperienze di giovani partigiani e di come ad animarli, a far loro rischiare la vita fosse un ideale: la libertà.

Compivano atti contro i tedeschi e i fascisti, con imboscate, sabotaggi ecc…

Nei loro racconti hanno sottolineato quanto importante sia stato il ruolo della popolazione che aiutava i partigiani come poteva. Alcuni davano loro del cibo o dei vestiti quando non ne avevano a sufficienza neanche per loro, oppure li ospitavano nelle loro case, pur sapendo che se fossero stati scoperti dai fascisti o dai tedeschi sarebbero stati uccisi o imprigionati.

Migliaia e migliaia di partigiani, soldati del disciolto esercito italiano giovani e meno giovani, donne, gente comune, semplici lavoratori hanno combattuto per la libertà dell’Italia e grazie a loro oggi noi possiamo vivere nella democrazia che è la massima forma di libertà.



Robin Anydiegwu

La resistenza non ci fu solo ed esclusivamente in Italia, ma anche in diversi stati i cui popoli, oppressi dall’occupazione tedesca, si opposero valorosamente salvando non solo il territorio ma anche la libertà e la democrazia.

In Jugoslavia ad esempio, con il maresciallo Tito, ci fu una tale resistenza contro gli italiani che li costrinse a richiedere l’aiuto tedesco.

Anche in Italia ci fu un’importante resistenza partigiana che si oppose valorosamente all’occupazione dei tedeschi, i quali prima dell’8 settembre 1943, anno in cui l’Italia firmò un armistizio con gli alleati, erano nostri alleati.

La Germania prevedendo questa resa aveva già disposto i suoi soldati sul territorio italiano.

Pietro Badoglio e Vittorio Emanuele II scapparono a Brindisi con la speranza di essere protetti dagli Anglo-Americani i quali sbarcati in Sicilia avevano cominciato a risalire l’Italia per liberarla dai tedeschi. I tedeschi con la speranza di bloccare l’avanzata degli Anglo-Americani, posero vicino a Montecassino una linea difensiva la quale nel ’44 fu sfondata immediatamente dall’avanzata degli Alleati. Gli alleati dopo aver liberato Roma(4 giugno) ,Firenze(4 Agosto) e tutta la Toscana, si fermarono sulla linea Gotica, in attesa che l0’inverno finisse.

Nel frattempo in Italia si erano formati gruppi di partigiani che si trovavano in prevalenza nell’Italia Settentrionale.

I partigiani organizzavano azioni di guerriglia e di sabotaggi spesso favoriti dall’appoggio della popolazione. La popolazione durante la resistenza italiana, si rese anch’essa protagonista, aiutando i partigiani dando loro generi alimentari, armi ecc….Le staffette erano molto importanti durante la resistenza, perchè portavano messaggi, armi e tutto ciò che poteva essere utile.

Ma cominciarono, da parte dei fascisti e tedeschi rastrellamenti durante i quali le zone ritenute covo dei partigiani, erano perlustrate metro per metro con grande spiegamento di forze. I partigiani catturati venivano torturati e impiccati; i villaggi che li ospitavano venivano, per rappresaglia, dati alle fiamme insieme ai vecchi, donne, e ai bambini. Feroci rappresaglie come queste avvennero a Sant’Andrea di Stazzema in Toscana. A Boves in provincia di Cuneo e a Marzabotto in provincia di Bologna. Rastrellamenti ed eccidi avvennero anche in altre parti d’Italia come ad esempio nelle Fosse Ardeatine, dove furono uccise 335 persone. Poiché la lotta si faceva sempre più dura, i partigiani organizzarono meglio i gruppi dispersi di combattenti, trasformandoli in un vero e proprio esercito della resistenza. Il Corpo dei Volontari per la Libertà(CVL).

Al movimento partigiano si unirono molti soldati provenienti dalla Russia, Jugoslavia, Francia, Inghilterra, Polonia ed addirittura dall’Austria. Tra le forze della Resistenza militavano gruppi partigiani diversi per formazione e obiettivi politici. Questi gruppi di partigiani formarono per molto tempo il CLN cioè in Comitato di Liberazione Nazionale. Tutti questi uomini,donne, ragazzi combattevano per la libertà perchè, come dice Piero Calamandrei la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare. La lotta partigiana unita all’intervento degli alleati ha portato alla liberazione dell’Italia nella primavera del 1945, quando gli alleati sfondarono la line Gotica e dilagarono nella pianura Padana: fu questo il momento scelto per l’insurrezione generale, popolare e partigiana, che divampò nelle città del nord pochi giorni prima che gli alleati vi entrassero.

Il 25 aprile i partigiani liberarono Milano, Torino e Genova. Quattro giorni dopo, i tedeschi trattarono la resa in Italia. Il 27 aprile 1945 Mussolini, catturato mentre cercava di fuggire i Svizzera, venne fucilato dai partigiani su ordine del Comitato di Liberazione Alta Italia. Anche Castelferretti e i dintorni furono oppressi dall’invasione tedesca, ma nonostante ciò le città resistettero eroicamente grazie anche all’aiuto dei polacchi. Il 17 Gennaio 1944 ci fu un grande bombardamento a Chiaravalle durante la festa del patrono. Vicino all’ospedale c’era un accampamento tedesco, e fu per questo motivo che Chiaravalle fu bombardata. Quando l’esercito polacco arrivò a Castelferretti, si fermò a Montedomini nell’attesa che i tedeschi se ne andassero.

I tedeschi finsero la ritirata, e si nascosero nelle case civili; quando i polacchi nono videro più nemmeno un tedesco, scesero il Cassero e giunsero nel cuore nel cuore della città; ma non appena giunsero nel paese, i tedeschi tesero loro un agguato che costò la vita a molti polacchi. Alla fine della guerra, molta era la gente che esultava, che ballava e mangiava, moti andavano in chiesa per ringraziare il Signore. Tanti piangevano, ma non tutti di felicità; alcuni erano trafitti dal dolore a causa dei familiari dispersi o morti durante la guerra. Io fortunatamente come tanti altri ragazzi, non sono nato durante la guerra, bensì molto più tardi. Se adesso noi viviamo una vita libera, il merito lo dobbiamo ai partigiani, che, hanno sacrificato le loro vite per la liberazione del territorio italiano. Io non sono del tutto italiano, perchè pur essendo nato in Italia ho origini nigeriane, ma dopo aver sentito il modo con cui i partigiani hanno difeso il territorio, mi sono sentito più stretto all’Italia.





Lorenzo Giorgini

Dopo l’8 Settembre del 1943 cioè dopo l’armistizio, anche intorno a Castelferretti si sono formati i primi movimenti di resistenza partigiana. I partigiani erano uomini e donne molto valorosi. Quando prima di essere uccisi scrivevano delle lettere, contenenti il loro testamento, alla fine era sempre presente la frase “Viva la Libertà”. Quello che colpisce di più e che la lotta partigiana non è stata una lotta voluta da un governo o da un re, ma è stata una lotta voluta dal popolo perché nessuno a chiesto al popolo di imbracciare le armi e assaltare i tedeschi. La lotta partigiana ha sicuramente contribuito alla liberazione dell’Italia. Di queste rivolte abbiamo ancora oggi le testimonianze dei sopravvissuti, come il ragioniere Gianfranco pistola che combatte nell’esercito di liberazione, e il signor Elio Raffaelli, che allora era giovanissimo,ma pronto a rischiare la sua vita per cercare armi. Anche le donne, come la signora Livia Pergoli, erano molto attive nella resistenza.

Alcune di esse come la signora aiutavano i partigiani andando a prelevare delle bombe o dei fucili dai contadini. La signora Pergoli ha raccontato che lei nascondeva le armi nel calesse e le ricopriva di paglia, oppure aiutava facendo staffette. Infatti le donne, come i ragazzi, riuscivano a passare più facilmente i posti di blocco dei tedeschi. Il ragioniere Pistola, che combatteva anche nell’esercito italiano di liberazione, ha iniziato la sua esperienza di partigiano a Jesi, a fine settembre. Il suo gruppo era di sei persone e per il ruolo che ricopriva lui era sempre in pericolo di morte. I suoi comandanti organizzarono anche un attacco a un treno per liberare altri partigiani ma due di loro sono stati uccisi. Comunque il suo gruppo è riuscito a prendere dei generi alimentari e materiale bellico. Però dopo l’attacco i comandanti li rimandarono a casa. Il signor Pistola è stato anche bastonato e arrestato. Il suo gruppo venne assegnato ad un’armata britannica e fu destinato al fronte di Ravenna e combatterono sino alla liberazione di Venezia. Bisogna anche ricordare l’umanità dei partigiani che quando catturavano un fascista, non lo uccidevano ma di convincerlo a passare dalla loro parte. Tra la popolazione soprattutto i contadini aiutavano i partigiani, nascondendoli dando loro del cibo oppure del materiale bellico. La popolazione civile in quell’epoca ascoltava radio Londra che però era illegale e i tedeschi con degli speciali apparecchi riuscivano ad individuare le frequenze di queste radio, e facevano irruzione nelle case. Di notte la popolazione restava chiusa in casa e chi usciva rischiava di ricevere bastonate perché c’era il coprifuoco per tutti. I tedeschi, quando erano ubriachi di notte assaltavano le case derubando i liquori e portandosi via anche delle donne. Ad aggravare la situazione a Castelferretti e in tutta l’Italia la popolazione soffriva la fame e per fare la spesa ci voleva la tessera annonaria che era una tessera dove erano scritti tutti i dati di una persona: lavoro, figli ecc.. e dove veniva registrato il quantitativo di cibo che si poteva acquistare. Durante le ricognizioni degli aerei “cicogna” la popolazione nascondeva le mucche nelle stalle e colorava di verde le oche affinché i tedeschi non le riconoscessero. Da sottolineare la morte di molte persone per salvare la vita dei partigiani ma anche per la libertà. La lotta partigiana ha liberato l’Italia dal dominio fascista e tutti dobbiamo essere grati sia ai partigiani sia al sacrificio di gran parte della popolazione.



Kevin Appoggietti

Tutto in quegli anni era terribile: partigiani da una parte che volevano la liberazione dell’Italia, i fascisti dall’altra che credevano in un regime dittatoriale e dall’altra ancora i Tedeschi che occupavano il nostro stato.

A Castelferretti si cominciò a parlare della guerra dall’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio e del ritiro a Brindisi del generale Badoglio e il re.

Come ha detto il ragionier Pistola, Presidente dell’ANPI, si combatteva da tutte le età, dai 14 ai 60 anni.

La seconda guerra mondiale aveva cambiato il modo di combattere infatti le armi erano più potenti e perfezionate. Non morivano solo i soldati al fronte, ma anche i civili, vittime di bombardamenti e di rappresaglie perché, come a Castelferretti, aiutavano come potevano i partigiani.

Fascisti, nazisti,alleati e partigiani sparavano uccidendo persone innocenti, che non c’entravano niente e che volevano vivere in pace.

Nella città la cosa più sofferta era la fame, perché la quantità di cibo, decisa da carte annonarie, non era sufficiente anche se veniva stabilito in base ai componenti della famiglia e del lavoro che essi facevano.

Dalle testimonianze della signora Pergoli e del signor Raffaelli abbiamo appreso che in quel tempo molte donne e ragazzi, chiamate staffette, andavano da una parte all’altra della città portando bombe e altro materiale esplosivo per attentati e sabotaggi.

Il popolo ci ha fatto capire con il suo alto numero di morti che è stato partecipe e unito per la liberazione della nazione.

A Castelferretti la solidarietà era spontanea e importante.

Al Museo della Resistenza, la guida ha detto che i Tedeschi contavano molto sulla paura, in effetti minacciavano di morte quelli che aiutavano gli antifascisti e promettevano ricompense a chi faceva catturare partigiani e alleati, ma non penso fossero in tanti a tradire.

Sempre il ragionier Pistola ha parlato di quello che i fascisti facevano se un partigiano veniva catturato, lo bastonavano e lo picchiavano, al contrario i partigiani cercavano di fare il lavaggio del cervello ai fascisti catturati ed erano molto contenti se qualcuno passava dalla loro parte.

Castelferretti era in posizione strategica insieme ad Ancona e Falconara perciò era un luogo bombardato. Come Montedomini che offriva un buon punto di avvistamento dei nemici che attaccavano, ma era anche un rifugio per gli abitanti di Castelferretti che si riunivano nelle grotte. Vicino c’erano ponti, importanti vie di transito, ma soprattutto un deposito di carburante che costituiva un importante centro di riferimento.

Anche Ancona subì molti attacchi per il porto e per gli scambi che questo offriva.

A Castelferretti tutti i partigiani ascoltavano Radio Londra, una stazione radio illegale.

La nostra città viene liberata il 17-18 luglio 1944 dai polacchi.

La Resistenza è stato un fenomeno europeo infatti anche in altri paesi il popolo aveva combattuto contro l’esercito tedesco occupante.

Contro i Nazisti molti stati avevano iniziato una lotta partigiana come la ex-Iugoslavia.

La drammaticità della guerra è tuttora nei pensieri dei più anziani che ricordano questo come un bruttissimo momento per l’Italia.

I morti, che erano in maggioranza padri, si sono sacrificati per i lori figli.

Pietro Calamandrei scrive nel brano “la libertà è come l’aria” che la libertà è così importante che è come l’aria, ce se ne accorge quando ci viene a mancare e conferma che noi dobbiamo renderci conto di ciò che facciamo in ogni momento. Secondo me questo è stato uno dei periodi più cupi della storia italiana e mi auguro che nessuno possa perdere un figlio, un marito, un padre per una guerra.

La violenza infatti non è mai giusta e l’uomo da quando è apparso sulla Terra l’ha usata sempre per risolvere i suoi problemi, ha cambiato solamente le armi che sono diventate più potenti.

Purtroppo i figli non hanno ancora compreso gli errori dei padri e continuano a commetterli.



Mattia Lazzarini

L’otto Settembre del 1943 fra il generale Badoglio e le potenze alleate è stato firmato l’armistizio.

L’esercito italiano si è trovato così ad avere come nemico, proprio quell’esercito tedesco con cui fino ad allora aveva combattuto fianco a fianco. Ma l’altro tedesco aveva già occupato l’Italia perché Hitler avendo già capito le intenzioni di Badoglio aveva fatto scendere delle truppe per occupare il nostro paese. Contemporaneamente gli alleati, ormai dal 9 Luglio del 1943, stavano risalendo l’Italia dopo essere sbarcati in Sicilia. Vittorio Emanuele III e Badoglio, per sfuggire all’esercito nazifascista, si sono rifugiati a Brindisi, che era già stata liberata dagli alleati, lasciando senza direttive sicure l’esercito italiano che si è trovato dalla mattina alla sera tra le fauci del nemico senza essere informato di tutto quello che stava succedendo. Dall’8 Settembre 1943 anche in Italia si sono formati i primi nuclei partigiani composti da giovani che hanno impugnato le armi solo perché volevano andare alla ricerca di nuove avventure, altri invece hanno fatto proprio la scelta politica di opporsi alla dittatura; c’erano anche dei militari che erano riusciti a sottrarsi all’arruolamento nell’esercito nazifascista e poi c’erano tutti coloro che facevano parte dei partiti o associazioni nazifasciste. Il “corpo dei volontari della libertà” era composto da uomini di tutte le età, si poteva trovare il quattordicenne che spesso era incaricato di informare i superiori dei movimenti che i nazifascismi stavano attuando, ma si potevano trovare anche cinquantenni. Tutti erano uniti da un ideale comune: la libertà. Piero Calamandrei con il suo brano sulla libertà, ci ha fatto capire come questa sia semplice, ma indispensabile proprio come l’aria, ma nessuno si renderà mai conto di quanto sia importante se non gli verrà mai tolta. Molti dei nostri partigiani sono stati uccisi, fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento in Germania. Le forze partigiane in Italia erano 365 mila di cui 35 mila donne. Le donne, come ci ha sottolineato la signora Pergoli, hanno giocato, insieme alla popolazione civile, un ruolo importantissimo. Con il loro bell’aspetto riuscivano spesso a oltrepassare i blocchi di posto fascisti e portare messaggi fra i vari nuclei partigiani. I messaggi erano spesso orali ed erano spesso in codice in modo tale che se venivano fermate e torturate non davano informazioni utili al nemico. È obbligo fare un elogio alla popolazione di quel tempo perché senza di loro la lotta partigiana non sarebbe andata avanti. Anche se c’era chi cadeva nei ricatti nazifascismi che davano la possibilità a chiunque denunciasse un imboscato o un piano dei partigiani, di liberare un prigioniero nei campi di concentramento in Germania o di prendere una ricompensa di 1800 lire. Un ruolo importante lo hanno giocato i contadini che sono stati i civili più attivi. Il nostro professor Tonelli per scrivere il suo libro “Quei giorni delle oche verdi”,ha raccolto le testimonianze di alcuni castelfrettesi che hanno vissuto quei tragici anni della storia italiana e ci ha documentato alcuni fatti della guerra vissuti a Castelferretti. Mi ha molto colpito la tessera annonaria e gli allarmi dei bombardamenti. La tessera annonaria, dal mio punto di vista, è una delle cose più contrarie alla libertà. La gente senza quella tessera non poteva comprare gli alimenti e con quella poteva acquistare solo il minimo e indispensabile pero il mantenimento della propria famiglia.

Il professore ci ha detto che Castelferretti non ha mai subito un vero e proprio bombardamento, ma quando scattava l’allarme, molta gente andava a nascondersi nelle grotte di Donninelli che si trovavano nei pressi di Montedomini e penetravano circa 100 metri in profondità, altri invece si costruivano un loro tunnel “privato”; sia le grotte di Donninelli che i tunnel più piccoli avevano più di un’uscita perché se veniva ostruita ce n’erano sempre delle altre dalle quali tentare la fuga. I tempi della guerra erano molto difficili per la popolazione civile che ha subito molte rappresaglie e rastrellamenti e alla fine della guerra, fatti i bilanci dei morti e dei dispersi, i civili si sono dimostrati quelli più colpiti. Un soldato tedesco era visto in vari modi dalla popolazione civile. Alcune volte aveva un comportamento umano e si impietosiva nel vedere tutti quei morti e concedeva la grazia a quei pochi sopravvissuti, altre volte invece, specialmente quando era ubriaco, andava alla ricerca di donne e i suoi atteggiamenti agli occhi del popolo erano tutt’altro che tranquillizzanti. Anche Falconara ha avuto i suoi “eroi”. Il dottor Pergoli, padre della signora Pergoli che abbiamo incontrato, è stato il più importante partigiano di Falconara e agli occhi dei fascisti era il nemico numero uno infatti ha subito anche un attentato nel quale è stato ferito. Errico Baldelli era l’unico uomo di Falconara che possedeva una radio galena con la quale si teneva in contatto con gli alleati due volte al giorno. Castelferretti, come tutti gli altri paesi aveva un presidio tedesco a nord e uno a sud. Il nostro paese nei suoi dintorni erano una zona molto a rischio perché già allora c’erano: l’aeroporto, la stazione che era un importante nodo ferroviario per Roma e Milano, poi in Ancona c’è il porto che ha subito numerosi bombardamenti. Nonostante tutti gli accorgimenti presi dalle truppe nazifasciste, l’ingresso delle truppe alleate, più precisamente polacche, è stato abbastanza rapido e non ha incontrato eccessivi ostacoli. Così nella notte tra il 17 e il 18 Luglio del 1944 Castelferretti è stato liberato. La guerra però ha continuato a causare delle morti perché le armi e le munizioni inesplose sono state sabotate dalla popolazione civile per ricavarci la polvere da sparo. Giorgio Sabini è stato nel 1957 l’ultimo uomo di Castelferretti a morire a causa della guerra, per questo gli è stata dedicata la squadra di pallavolo di Castelferretti. Secondo me questa guerra è stata la più atroce di tutti i tempi. Ma alla fine la sofferenza di quegli anni è stata ripagata, oggi noi possiamo godere di un certo benessere e di una Costituzione molto di questo lo dobbiamo alla lotta partigiana. Evidentemente però quella sciagura non è servita da lezione per le future generazioni, perché ancora oggi si continuano a fare delle guerre.



Federico Fabietti

“W la libertà d’Italia”: questa frase concludeva sempre le lettere dei combattenti in carcere, i quali, prima della loro morte, inviavano una lettera ai loro familiari. Queste parole ci riconducono alla Resistenza, il movimento di opposizione ai nazifascisti nato allo scopo appunto di ridare all’Italia la libertà. La Resistenza è un movimento iniziato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, firmato con il generale Eisenhower, comandante delle truppe anglo-americane. Fu un’adesione spontanea per molti soldati che non sapevano cosa fare, ma volevano contribuire alla libertà e per tantissimi giovani e meno giovani che, rendendosi conto del momento critico, volevano aiutare quelli che secondo loro combattevano dalla “parte giusta”.

I partigiani erano divisi in due gruppi: i gappisti, cioè quelli di città, e le brigate, cioè quelli di montagna. Il maggiore contributo alla lotta arrivava però dal popolo che si divideva le varie mansioni: chi si univa ai partigiani, chi portava messaggi, in particolare le donne ed i ragazzi, chi sfamava i partigiani, soprattutto i contadini, chi procurava le armi con sabotaggi. Tutti nel loro piccolo erano utili. La figlia del dottor Pergoli ci ha raccontato: “Ero una ragazza di circa vent’anni e quando andavo all’Università sul treno distribuivo volantini, rischiando di essere scoperta e di far arrestare me e tutta la mia famiglia”. Capiamo che le donne erano degli importanti “mezzi di comunicazione” perché riuscivano facilmente a superare i blocchi ed a recapitare messaggi tra più gruppi di lotta. Un contributo importante alla riuscita della liberazione è stato infatti dato dal buon rapporto tra i partigiani ed il popolo che li aiutava in ogni modo. All’inizio cambiavano i vestiti ai soldati dell’esercito che con la divisa addosso erano a rischio di morte; poi mettevano a disposizione le loro case per nasconderli. Inoltre davano loro cibo e permettevano di riunirsi nelle loro case per ascoltare Radio Londra, la radio che dava notizie sulla guerra ed incitava alla resistenza. Non altrettanto buono era il rapporto tra i soldati tedeschi ed il popolo. Essi erano crudeli e, soprattutto quando erano ubriachi, facevano razzie di vino e cercavano di portare via le donne.

Tuttavia in alcuni di loro c’era un po’di umanità come testimonia una donna che dice: “Una sera un soldato era entrato nella mia casa, c’ero io con due mie sorelle. Il soldato ha detto, toccando la testa alla più piccola, che in Germania anche lui aveva una figlia”. Da questa testimonianza capiamo che anche i soldati tedeschi avevano un cuore e soffrivano per la lontananza dai loro familiari. Possiamo dire però che non era buonissimo neanche il rapporto tra popolo e soldati alleati, questo perché quando erano ubriachi anche loro erano pericolosi al pari dei tedeschi.

I nascondigli preferiti dai Castelferrettesi durante i bombardamenti erano le grotte, ma, soprattutto dei tunnel “costruiti” con due vie di fuga. Gli alleati si facevano precedere da bombardamenti e molte persone si rifugiavano nei tunnel o in case matte, che erano fortificazioni basse con mitragliatrici, o sotto dei pagliai. I contadini non nascondevano solo loro stessi, ma anche gli animali. Ad esempio il titolo del libro “Le oche verdi” del professor Luigi Tonelli prende spunto dal colore con il quale i contadini dipingevano le oche per non farle avvistare dagli aerei. In questo periodo la vita era un continuo logorio sia fisico che psichico, perché le persone pensavano alla liberazione ed erano preoccupate per la vita dei loro familiari.

La liberazione di Castelferretti arrivò da Montedomini come ci ha raccontato il professor Tonelli. All’alba del 18 luglio 1944 i carri armati polacchi cominciarono a scendere da Montedomini e contemporaneamente dal ponte di Chiaravalle per chiudere ogni via di fuga ai nazifascisti. Castelferretti era stretta d’assedio tra “Gastone” e la “Madonnina”. Dopo la liberazione la felicità si leggeva soprattutto nei visi indifesi dei bambini che sopra le camionette alleate mangiavano la cioccolata.

I partigiani insieme agli Alleati avevano ridato la libertà, ma loro se la sarebbero goduta per poco. Se adesso ci chiedono cosa ci è rimasto della Resistenza noi dobbiamo dire la pace, la libertà, perché se noi adesso ci troviamo in questa situazione è solo grazie a chi è venuto prima di noi che ha lottato per ottenere queste condizioni. Per noi questa deve essere una vita di “mantenimento”, cioè dobbiamo mantenere la libertà, un bene che possediamo, ma senza rendercene conto. Come riportato dallo storico Galante Garrone “la solidarietà morale è stata la cosa più positiva nella guerra contro gli altri popoli”. Grazie ai partigiani si sono “rifatti” uno Stato e delle leggi ed entrambe le cose sono venute dal popolo.



Giulia Mattei

La seconda guerra mondiale: siamo stati veramente fortunati a non averla vissuta sulla nostra pelle. Dopo aver ascoltato le testimonianze di ex-partigiani che al tempo della guerra erano poco più che bambini, ci siamo veramente resi conto degli orrori, delle sofferenze subite durante l’occupazione nazifascista dal popolo italiano.

C’era la fame, perché il cibo che veniva preso con la tessera annonaria era razionato.

Si teneva presente se c’erano dei bambini, degli anziani e del numero dei membri che componevano una famiglia, ma ciò che veniva dato era comunque poco. Su questa tessera veniva messa una crocetta nell’apposita casella ogni volta che una famiglia si riforniva quotidianamente, settimanalmente o mensilmente. Per il sale, ci si recava alle Saline.

Presa dell’acqua salmastra la si faceva bollire e il sale ricavato veniva utilizzato per salare e per la conservazione della carni, invece si utilizzava il sale comprato per la cottura della pasta.

Chi viveva in campagna aveva dei vantaggi come quello di poter fare il pane in casa, avere gli animali, i salumi e anche il vino. Questi alimenti, per far in modo che non fossero trovati venivano nascosti sugli alberi e il bestiame non veniva messo al pascolo. Le oche venivano dipinte con una vernice verde per non essere individuate dall’alto dagli aerei nemici.

Queste cose le ha fatte anche mia nonna che all’epoca era una bambina. Più di una volta la madre aveva ospitato dei soldati.

Il padre aveva scavato un tunnel sotto terra dietro la loro casa e in caso di pericolo, si nascondevano li.

Vicino alla loro abitazione ad Agugliano, c’era una struttura usata come ospedale e quando arrivavano soldati che perdevano molto sangue da profonde ferite, facevano andare via mia nonna, visto che non erano scene adatte ad una bimba di sei anni.

Mentre mi raccontava tutto questo, nonna stava con la testa china e quando finiva di parlare, mi accorgevo che aveva gli occhi lucidi.

Come racconta il prof Tonelli nel suo libro, anche a Castelferretti c’erano i Tedeschi. Ogni tanto qualcuno di loro si ubriacava, diventando anche più pericoloso quando entravano nelle case a chiedere due cose: donne e vino.

Per informarsi sulle condizioni degli alleati, ascoltavano di nascosto Radio Londra chiusi in casa per non essere scoperti.

Quando l’8 settembre del ’43 la radio annunciò l’armistizio, la gente era felicissima e la chiesa era gremita di fedeli che volevano ringraziare il Signore. Gli anziani, che avevano vissuto la Prima Guerra Mondiale, erano però più seri di prima: sapevano che la guerra non sarebbe finita lì. Infatti di lì in poi, sarebbe stata più dura di prima.

La vera fine della guerra per Castelferretti arrivò tra il 17 e il 18 di luglio, quando gli alleati la liberarono. Una grande folla riempì la piazza e issò la bandiera dell’Italia.

Tutto questo insegna a noi giovani, che presto governeremo il mondo, a non far ripetere episodi simili ed è per questo che devono essere ricordati. La libertà è diritto di ogni uomo e nessuno ne deve essere privato.



Giulia Pulichino

La resistenza è stato un fenomeno europeo. In Italia le bande partigiane si sono formate dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 ed anche la nostra “piccola” Castelferretti ha vissuto in tutta la sua drammaticità la guerra. Anche questa piccola città ha avuto la sua importanza nella storia.

La città era sotto il presidio di un gruppo tedesco e i castelferrettesi si sono impegnati a combattere non il tedesco in sé e per sé, ma il vero nemico della guerra: Hitler.

Qui la guerra ha coinvolto la quasi totalità della popolazione. Ci sono state morti soprattutto al fronte, continui bombardamenti nelle importanti strutture (aeroporto, stazione, porto…) situate nelle nostre vicinanze.

La guerra partigiana è stato un grande moto di popolo nato spontaneamente, per questo è stato molto importante. L’ aiuto del popolo è stato volontario per un solo ideale la democrazia .

La guerra era straziante e disastrosa, ma proprio per questo ha riunito la popolazione.

A Castelferretti oltre ai partigiani,che sono stati di grande aiuto per l’ avanzata degli Alleati, anche il popolo ha dato un grande contributo e in quei momenti si sono riscoperti i veri valori: libertà, solidarietà e unione.

C’è un racconto che mi ha colpito molto, che testimonia appunto la solidarietà e l’unione, narrato dal Prof. Tonelli : “ Molto spesso ci si riuniva nella casa di una famiglia per mangiare le provviste rimaste dopo una perquisizione dei tedeschi. Stando tutti in una casa la regola era di non lasciare assolutamente niente per il giorno dopo, così tutti si aiutavano a vicenda per finire e chi poteva nascondeva il cibo rimasto che comunque condivideva nei giorni seguenti”. Questa drammatica guerra ha purtroppo messo gli uni contro gli altri anche i castelferrettesi , padri contro figli e questo è stato forse l’aspetto più crudele in assoluto.

I partigiani si rifornivano di armi rubandole ai tedeschi, ma il cibo i vestiti e le stesse armi venivano loro date anche dalla popolazione, soprattutto contadini, fra contadini e partigiani c’era infatti una certa complicità. Rischiavano molto per aiutare e difendere i partigiani. La popolazione era coinvolta proprio tutta, infatti si usavano donne e bambini che riuscivano più facilmente a passare senza destare sospetti. C’è un altro ricordo, di un partigiano anziano, che mi ha colpito perché nel fatto raccontato ha dimostrato coraggio e allo stesso tempo sentimento “ Stavano assalendo un treno per liberare persone destinate alla deportazione quando ad un tratto sono morti davanti agli occhi due miei cari compagni”. I partigiani hanno fatto una scelta di sacrificio, hanno lasciato quello che per loro era più caro, non solo per un ideale, ma anche per ridare libertà alla propria nazione, per ridare la pace.

Non importava la loro idea politica, erano tutti uniti nel nome della libertà, frase con cui concludevano quasi tutte le loro lettere di addio alle famiglie, firma del condannato a morte era w la libertà.

Alla fine la libertà è arrivata grazie anche all’ esercito polacco che nel 17- 18 luglio del 1944 ha cacciato i tedeschi da Castelferretti. Ancora oggi ci sono testimonianze di persone che hanno vissuto la resistenza sulla propria pelle e li ho visti commossi, ma fieri di raccontarci questi fatti. Cito alcuni di loro: il sig. Pistola, la sig. Pergoli e il sig. Raffaelli che allora erano molto giovani, ma contribuirono ugualmente alla liberazione. Molti sono morti con onore, e credo che sia importante ricordarli per far sì che non accada più. Come ho già detto, loro hanno lottato per la libertà che “è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare” come scrive Piero Calamandrei. Infine i valori di libertà, unione, solidarietà, sono tornati vivi anche a Castelferretti una città piccola, ma anche lei importante. Spero che anche in futuro ci si ricordi sempre di chi, tra i partigiani, i civili, i soldati hanno sacrificato la loro vita per regalarci il valore più importante la libertà.



Ilaria Carlini

Gli anni della guerra sono stati anni molto duri per tutta la popolazione europea coinvolta nel conflitto. Molti sono stati i soldati morti, ma ancor più i civili.

Gli unici ad essere contenti inizialmente erano i ragazzi e i giovani che, quando era stata annunciata alla radio l’entrata in guerra dell’Italia, l’accolsero con entusiasmo perché la propaganda fascista li aveva preparati fin da piccoli ad usare le armi.

Al contrario le persone più anziane, che avevano vissuto l’esperienza della prima guerra mondiale sapevano che un’altra guerra avrebbe portato solo fame, dolore e povertà.

Infatti in quei tempi tutta la popolazione soffriva la fame e, dai racconti delle persone che quel periodo l’hanno vissuto, abbiamo saputo che il cibo era molto poco e razionato.

Ogni famiglia aveva una tessera dove era indicata la quantità di pane, sale, latte… che spettava a ogni famiglia.

Per esempio il sale veniva utilizzato solamente per condire la verdura e le carni, mentre per cuocere la pasta veniva utilizzata l’acqua del mare.

Quando si andava a comprare il sale o lo zucchero, bisognava portarsi la carta da casa, perché costava più del sale.

Chi abitava in campagna aveva molti vantaggi, perché poteva prepararsi il pane in casa e aveva gli animali.

Per non far trovare il cibo ai tedeschi che compivano continue razzie, questo veniva nascosto ovunque tra i rami degli alberi, sotto le fascine…

Quando la fame era tanta, le tentazioni erano molte, come ci ha raccontato il professor Tonelli nel suo libro.

Una ragazza aveva un’ amica che, abitando in campagna, portava a scuola il pane fatto in casa, che diffondeva nell’aula un buonissimo odore.

Un giorno la ragazza non è riuscita a resistere e ha chiesto alla sua compagna di portarle una fetta di pane bianco per il fratellino piccolo, in cambio di una cinta fatta con le carte delle caramelle.

Il giorno dopo la sua amica le ha portato la fetta di pane e lei, sentendo il buon profumo, non riuscendo a resistere alla tentazione, pezzo dopo pezzo lo ha mangiato tutto, dimenticando il fratellino.

Dopo l’8 settembre, si cominciarono a formare i primi nuclei partigiani.

Questi gruppi erano formati soprattutto da antifascisti che volevano proteggersi dai tedeschi.

La maggior parte di questi partigiani era molto giovane, quindi non aveva idee politiche, ma un’ideale per cui combattere, la libertà.

I partigiani nella loro azione mettevano quotidianamente a rischio la loro vita.

La popolazione civile li aiutava in modo molto generoso, soprattutto i contadini che li ospitavano e davano loro del cibo mettendo in pericolo anche la loro vita, perchè, se solo sospettati di aiutare antifascisti venivano malmenati, arrestati o addirittura deportati e uccisi.

Per i rifornimenti ci pensavano gli alleati, ma anche loro non offrivano molti aiuti, perciò dovevano arrangiarsi con quello che avevano.

Per comunicare tra di loro c’erano le staffette, che spesso erano donne che portavano cibo ed armi.

Tra i tedeschi e la popolazione c’era un rapporto di terrore perchè quando i tedeschi erano ubriachi andavano per le case in cerca di vino e di donne.

Dalle testimonianze abbiamo però saputo che a volte i tedeschi erano persone “umane” per esempio quando un tedesco entrò in una casa e trovò una ragazza con la sorellina, l’accarezzò dicendo che anche lui aveva una bambina come lei, era chiaro che in quel momento provava tanta nostalgia per la sua famiglia.

Questa è una delle tante testimonianze contenute nel libro del professor Tonelli.

Al contrario altre volte i tedeschi andavano nelle case e rubavano tutto ciò che poteva servire.

Quando i tedeschi o i fascisti catturavano i partigiani, infliggevano loro ogni tipo di violenza fisica e psicologica. Armi molto usate erano l’olio di ricino ed il manganello, mentre quando i partigiani catturavano i fascisti cercavano di far loro “il lavaggio del cervello” e se ci riuscivano questi entravano a far parte del loro gruppo.

Spero che la guerra non succeda mai più, perchè coloro che hanno combattuto per la libertà hanno vinto e sarebbe un peccato rendere inutile la loro vittoria. E’ grazie a loro che oggi viviamo in un paese libero.

Ma se commettessimo gli stessi errori di alcuni dei nostri nonni e bisnonni in passato, significa che quello che ci hanno raccontato loro che hanno combattuto per la libertà non ci è servito a capire nulla.









sabato 12 marzo 2011

COMUNICATO


La politica estera italiana a 150 anni dall'unità:
continuità, riforme e nuove sfide

Le recenti rivolte nei paesi della sponda sud del Mediterraneo impongono una riflessione strategica sulle priorità e gli obiettivi della politica estera dell’Italia.
Per contribuire a questo dibattito IAI e ISPI presentano
La politica estera italiana a 150 anni dall'unità: continuità, riforme e nuove sfide, rapporto introduttivo dell'edizione 2011 dell'annuario La politica estera dell'Italia.
Corredato da una serie di grafici e tabelle, il rapporto offre un quadro complessivo degli interessi, priorità e principali iniziative dell'Italia in campo internazionale e delinea tre direttrici dell'azione del nostro paese nello scenario mondiale.
L'edizione 2011 dell'Annuario, edita da Il Mulino, sarà disponibile nelle librerie dalla fine di aprile e comprenderà, oltre al rapporto introduttivo, i capitoli di approfondimento sui vari aspetti dell'azione esterna dell'Italia, per tema e area geografica. Il volume include anche una doppia cronologia - sui maggiori eventi internazionali e sulla politica estera dell'Italia.

giovedì 10 marzo 2011


Presentazione del Volume n. 6 della Collana Storia in Laboratorio


Il Comune di Osimo, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia A.N.P.I., Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione, Venerdi 14 Gennaio 2011 ore 17,30, nella Sala Grande del Palazzo Municipale, ha organizzato, con l’introduzione di Massimo Morroni, la presentazione del volume di

Giorgio Prinzi e Massimo Coltrinari

“Salvare il Salvabile”


La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte

Edizioni Nuova Cultura Università La Sapienza Roma

L’incontro si inserisce nelle attività per dotare Osimo di un Giardino della Memoria dedicato alle vittime civili del 1940-1945, e quelle per il riaddobbo del Monumento al Corpo Italiano di Liberazione in località Casenuove
Elementi indicativi e contenuti del volume sono disponibili su www.coltrinarimassimo.blogspot.com

L'Entrata In Guerra dell'Italia
Nota
Uscite stremate dalla Grande Guerra Francia e Gran Bretagna, con la Russia zarista scomparsa dalla carta geografica e sostituita dall’URSS, pensavano di aver mantenuto il loro potere. A Versailles, non furono prodighi con l’Italia che sì, ebbe Trento e Trieste, ma depauperata di quello che erano le sue pretese nei Balcani. Fu la “vittoria mutilata” e la crisi conseguente di Fiume. La Germania fu duramente punita e questa miope politica di rivincita minò la Repubblica di Waimar e portò il popolo tedesco verso posizioni di riscatto e rivincita, che furono colte dal partito nazionalsocialista che, con a capo Hitler, ebbe il potere totale. Uno dei cardini della sua politica fu l’annullamento delle clausole di Versailles e la rivincita contro Francia e Inghilterra.

La potenza tedesca in centroeuropea fu di nuovo in crescita in modo esponenziale La Germania dopo aver annesso per via diplomatica i Sudeti e l’Austria, predisposto un esercito potentissimo, attaccò la Polonia per avere Danzica. Si ricreò la situazione del 1914: non si poteva permettere alla Germania di essere così potente e Danzica, come Sarajevo, fu la scintilla che generò il conflitto mondiale.

La situazione nei rapporti di potenza, però, era diversa. Francia e Gran Bretagna erano deboli stremate e poco armate e non in grado di affrontare la Germania. Adottarono una strategia “dal debole al forte”, ovvero una strategia indiretta. cercando di diluire il più possibile la potenza tedesca nello spazio, aprendo più fronti possibili. Abbandonarono la Polonia, rimanendo sulla difensiva sul fronte occidentale. E la “drole de guerre”, in cui, come nel 1914, non vi è un ruolo per l’Italia

In visita a Londra nel 1938 al gen. Ulrich capo della Lufwaffe fu chiesto chi avrebbe vinto la prossima guerra. La risposta fu profetica: “non so chi la vincerà,, ma sicuramente so chi la perderà: quella colazione in cui avrebbe militato l’Italia.”

Significando con ciò che tutte le potenze vincitrici della prima guerra mondiale erano uscite stremate. E in questa prospettiva L’Italia ebbe assegnato il suo ruolo nel quadro della strategia indiretta. Doveva essere accanto alla Germania, divenendone un peso. E così fu.

Bloccate le forniture di carbone, essenziale per sopravvivere, nel marzo 1940, l’Italia entrò in guerra abbagliata dalla folgorante impresa tedesca del maggio del 1940: sconfitta la Francia in quattro settimane con la Gran Bretagna alle corde, Mussolini cedette che ormai la guerra era vinta per la Germania. L’Italia voleva essere al tavolo della pace, dalla parte dei vincitori, per avere il suo bottino. Il 10 giugno 1940, conscio che l’Italia era militarmente ed economicamente impreparata, dichiara la guerra; questa fu annunciata a una folla delirante, in una “adunata” oceanica; fu una grande festa, ma che preluse a trentanove mesi di sconfitte e tragedie, finiti con la crisi armistiziale dell’8 settembre 1943, la pagina più buia della recente storia d’Italia.

venerdì 18 febbraio 2011

Richiesta di notizie e ricerche in corso
 Abbiamo ricevuto la seguente lettera

le ricerche sullo Squadrone F, sono continuate in questi anni con alterne fortune – ad esempio abbiamo recentemente collaborato con William FOWLER alla pubblicazione THE SECRET WAR IN ITALY – SPECIAL FORCES, PARTISANS AND COVERT OPERATIONS 1943-45, IAN ALLAN, 2010 – testo che portiamo alla vostra attenzione.

In relazione alle infiltrazione nello Squadrone F, di spie della X Mas (vedi vostro tomo 08.02) abbiamo sviscerato la storia del Ten. Luzzatto e crediamo vi fossero almeno altri tre elementi di cui uno quasi certamente identificato (secondo quanto detto da Nino Arena) in:

Paracadutista XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX  Distretto di Roma residente a Roma

Il 19.02.1944 volontario al reparto – il 1.08.1944 passato aggregato alla F.S.S. inglese – il 31.07.1945 passato effettivo nella forza assente del Deposito del 48° Rgt. rimanendo aggregato alla F.S.S. inglese. (Dati Ruolino Squadrone F – 1945)

Perciò vi chiediamo se siete in grado di aiutarci a reperire informazioni su questo militare, o se avete possibilità di rintracciare il foglio matricolare in Roma.

In quanto intendiamo pubblicare la ricerca entro fine del 2011, e vorremmo riuscire ad ampliare il più possibile questo delicato argomento.

Chi è interessato può inviare ulteriori elementi di conoscenza
Eventuali risposte e notizie devono essere inviate a :
risorgimento23@libero.it,

oggetto: squadrone F.

mercoledì 9 febbraio 2011

Napoleone ed i principi dell’Arte della Guerra



Luigi Manfredi

Napoleone a Sant’Elena affermò, conscio delle sue eccezionali qualità, che anche dopo la sconfitta di Waterloo di lui si sarebbe parlato in futuro mentre invece i suoi avversari sarebbero stati dimenticati. Anche in questo la sua intuizione è stata esatta: pare che su Napoleone Bonaparte siano state scritte più opere che su qualsiasi altro personaggio storico.

Napoleone aveva sicuramente assimilato la teoria dell’arte della guerra sin dai tempi della scuola di Brienne, alla quale l'aveva iscritto il padre e, soprattutto, alla scuola militare di Parigi, dove però i risultati negli studi non furono brillanti: diventò infatti sottotenente di artiglieria classificandosi tra gli ultimi del suo corso.

Ciò peraltro non deve stupire se si pensa che Napoleone era un piccolo nobile di una provincia d'oltremare, la Corsica, in mezzo ai più noti rampolli della grande nobiltà francese che lo prendevano in giro per la sua pelle olivastra e la scarsa conoscenza del francese. Anche allora probabilmente non era estraneo il principio della raccomandazione.

Inoltre, non si deve dimenticare che Napoleone Buonaparte (così si chiamava fino al marzo del 1796, quando francesizzò il proprio nome in Bonaparte) non padroneggiava la lingua francese come i suoi compagni di scuola ed eccelleva in matematica ma non nelle altre materie.

La teoria ha codificato i principi dell’arte della guerra sostenendo che essi sono immutabili nel tempo. Nella storia moderna i maestri in materia sono stati, come tutti sappiamo, Machiavelli e Clausewitz e nei testi didattici delle scuole militari moderne sono ormai consolidati alcuni principi fondamentali che tutti conosciamo, come la massa, la velocità, la sorpresa.

Machiavelli è stato sicuramente studiato da Napoleone ed è stata pubblicata anche un'edizione de “Il principe” annotata da Napoleone; il testo sarebbe stato ritrovato nella carrozza dell'imperatore al rientro dall'infausta campagna di Russia. Le annotazioni di Napoleone appaiono verosimili perché sostanzialmente confronta la figura del principe con se stesso, ma si ritiene che l’opera sia sostanzialmente apocrifa.

Clausewitz, invece, ha scritto la sua opera “Della guerra” avvalendosi delle esperienze e degli ammaestramenti tratti anche e soprattutto dalla strategia e dalla tattica napoleonica.

Il celebre aforisma di Clausewitz “La guerra non è soltanto un atto politico, ma un vero strumento politico: una prosecuzione dell'attività politica, una sua continuazione con altri mezzi” è una perspicace osservazione della vicenda napoleonica.

Bonaparte fu prevalentemente un autodidatta ed era notoriamente un grande lettore e conosceva approfonditamente i classici della storia e della strategia, da Tito Livio a Giulio Cesare e Machiavelli, per non citare che i più noti, e ne portava i testi con sé anche durante le campagne di guerra. Derivò però la sua vera cultura in tema di strategia e di tattica soprattutto dagli insegnamenti del Maresciallo Maillebois, un condottiero francese della metà del settecento che egli studiò e apprezzò in modo particolare.

Napoleone tuttavia non fu mai un teorico bensì un grande pragmatico. Le memorie che dettò a Sant'Elena possono apparire come una codificazione di principi dell'arte della guerra che egli aveva sperimentato e padroneggiato. Non è così: sono piuttosto un tentativo brillantemente riuscito di mettere in rilievo per la posterità le sue straordinarie capacità non solo di ingegno ma anche di lavoro, determinazione e soprattutto di ambizione.

Napoleone Bonaparte durante le sue campagne, sia come giovane generale, sia come Primo Console e anche come imperatore, ha applicato i principi dell'arte della guerra in maniera intuitiva e pragmatica; egli stesso sostiene, infatti, che nessuna battaglia è uguale alla successiva e che nessuna battaglia è condotta e terminata come era stata pianificata.

Il piano strategico-tattico preventivo è indubbiamente necessario ma è ancor più necessario, affermava, avere il coraggio e la capacità di adattarlo alla situazione del momento e all'evolvere del conflitto ( ).

L’immaginario collettivo è, ad esempio, affascinato dalla vittoria di Austerlitz nella campagna del 1805 contro la terza coalizione (Inghilterra, Austria e Russia) che si concluse appunto con quella celeberrima battaglia.

Ma quella campagna non fu caratterizzata solo dall’esito della giornata di Austerlitz ma, soprattutto, dalla determinazione e dalla capacità dell'Imperatore di spostare nel giro di un mese dalle coste della Manica un esercito di 300.000 uomini, con i quali si riprometteva di invadere l’Inghilterra, attraversare vittorioso tutta l'Europa per giungere oltre Vienna, ad Austerlitz appunto, concentrando nel momento e nel luogo più idoneo le forze per battere la coalizione avversaria ( ).

Ritengo che sia più interessante, piuttosto che analizzare sotto il profilo teorico la genialità di Napoleone, conoscerne le vicende più significative. In altri e più chiari termini s’impara di più la strategia e la tattica studiando l’evoluzione delle campagne dei grandi condottieri piuttosto che mandare a memoria il Clausewitz. Ho scelto a questo scopo le fasi iniziali delle due campagne d'Italia del 1796 e del 1800, dove egli, ancora giovanissimo (nel 1796 aveva solo 27 anni), seppe agire con quella genialità pratica che è l’essenza della sua arte della guerra.

Non a caso ho scelto queste due campagne, anche se altri eventi bellici successivi hanno un maggior valore nell'immaginario collettivo (mi riferisco alle battaglie di Austerlitz, Jiena o Wagram, per non citare che alcune delle 100 battaglie combattute da Napoleone).

Si tratta di operazioni belliche condotte su un territorio che noi italiani ben conosciamo ma soprattutto, più che nelle altre, da esse si può capire come Napoleone abbia armonizzato brillantemente movimento, massa e sorpresa e come esigenze politiche, esigenze strategiche ed esigenze tattiche siano state un insieme inscindibile nella sua mente.

martedì 25 gennaio 2011

Incontri risorgimentali osimani


Sabato 29 gennaio, alle ore 18 presso l'Aula Magna dell'Istituto Campana, il primo degli Incontri Risorgimentali osimani comprende una proiezione intitolata "Riflessi risorgimentali ad Osimo (1797-1861)" e la presentazione del libro "Un prete réfractaire ad Osimo". La proiezione, curata da Massimo Morroni e da Ivana Lorenzini, ripercorre le vicende risorgimentali del primo sessantennio dell'Ottocento, soffermandosi sulla partecipazione intellettuale, politica e militare degli Osimani dall'arrivo dei Francesi in Italia fino al primo Parlamento italiano. Si tratta di un excursus attuato per mezzo di immagini, musiche e commenti, che mette in evidenza la situazione del nostro paese nell'ambito della costruzione della nazione italiana.

Nella stessa serata, il professor Gilberto Piccinini presenterà quindi il volume di Morroni, che approfondisce la figura, finora inedita, di un prelato francese che, fuggendo la rivoluzione nella sua terra, venne a rifugiarsi ad Osimo, ove si fermò per una decina di anni; ma qui fu presto raggiunto dalle armate francesi. Lo studio getta luce sulla situazione politico-culturale del nostro paese a cavallo tra Settecento ed Ottocento, una terra immobile del profondo Stato pontificio, che avrebbe poco dopo conosciuto i fermenti politici preparatori all'unità nazionale.

domenica 9 gennaio 2011

Il Processo unitario italiano 1848-1918

L’Italia, per completare il processo unitario iniziato nel 1848, inserita nel gioco delle Potenze europee, dichiara guerra all’Austria il 24 maggio 1915: l’euforia si diffuse per il Paese: sono le giornate del “maggio radioso”, ove tutti erano convinti che in pochi mesi la vittoria sarà conseguita. Ma la guerra si rilevò dura, difficile e lunga; dopo undici battaglie costate centinaia di migliaia di morti, arrivò la sconfitta di Caporetto, ove sembrava tutto perduto. Ributtata indietro fino al Piave, si riuscì a superare la crisi, con battaglie ove rifulse la volontà di non cedere di tutti, comandanti e soldati, a premessa di Vittorio Veneto, ottobre 1918, ove si conseguì quella agognata vittoria che permise al nostro paese di dimostrare che non era una semplice espressione geografica. Una vittoria pagata oltre 700 mila morti ed un milione di feriti. Vi era poco da essere trionfalistici e il grande sforzo profuso fu festeggiato con dignità e austerità come ben esprime la pagina del Corriere del 5 novembre 1918.

giovedì 6 gennaio 2011

La Prima Guerra Mondiale nella Prima Pagina del Corriere Adriatico

L’Ordine – Corriere delle Marche e degli Abruzzi - annuncia la fine delle ostilità della prima guerra mondiale con tono pacato e fermo, quasi distaccato. Sembra di leggere in questa pagina tutta la tragedia che il popolo italiano ha dovuto sopportare in tre anni di guerra. Sono notizie asciutte, lapidarie, quasi date con tono distaccato. Non riporta il famoso bollettino della Vittoria, ma solo l’annuncio di Diaz della fine delle ostilità, ed il testo delle condizioni di armistizio. La dimensione della sconfitta austriaca e come la vittoria fu conseguita sono dati in modo quasi scolastico, senza trionfalismi. Non sono citate Trento e Trieste, ma Fiume, inaugurando già la politica ed i contrasti che ci attendono, preavvertendo il lettore, che la guerra non aveva risolto alcunché ed i tempi futuri non erano facili, suffagrati questi tempi non facili dalla notizia che la guerra continua fino alla resa della Germania.

La Prima Guerra Mondiale - Note

La crescita esponenziale della potenza tedesca al centro dell’Europa all’inizio del secolo XX è la causa dei due conflitti mondiale del novecento. Gran Bretagna e Francia, le potenze dominanti, con la Russia zarista, contrastarono, per mantenere il loro predominio sul mondo, questa crescita con vari mezzi, fino a ricorre alla guerra. Nel 1914 la scintillò che provoco il conflitto fu l’attentato di Sarajevo, con l’Austria che, con l’ultimatum alla Serbia, scatenò la tragedia. Francia Gran Bretagna e Russia, l’Intesa, consce della loro potenza, erano convinte che, in breve, avrebbero avuto ragione della Germania e dell’Austria, gli Imperi Centrali. Adottarono una strategia “dal forte al debole”, una strategia diretta, pensando di vincere facile, in cui non vi era un ruolo per L’Italia.

Le operazioni del 1914 dimostrarono che non si poteva sconfiggere la Germania, rilevatesi troppo forte; il piano tedesco dell’’ala marciante’, violando la neutralità del Belgio e dell’Olanda, sorprese i Francesi che si salvarono, nella battaglia della Marna. per il rotto della cuffia.. In attesa di rinforzi, L’Intesa dovette ricorrere alla guerra di posizione, passando ad una strategia di logoramento, con l’applicazione del blocco terrestre-navale agli Imperi Centrali. Unica porta aperta in questo blocco era l’Adriatico: se l’Italia, neutrale, fosse entrata in guerra a fianco degli Imperi Centrali, come poteva accadere dato che era stata alleata nella Triplice dal 1888 alla Germania ed all’Austria, la strategia di logoramento sarebbe stata vana. La guerra si sarebbe estesa al Mediterraneo ove si poteva anche intaccare le linee di rifornimento dell’Intesa. Da qui il ruolo che l’Italia assunse nel 1915 e che l’Intesa colse e sfruttò. Portata nel campo dell’Intesa, doveva bloccare l’Austria nell’ Adriatico ed impegnarla su un fronte terrestre. Con il patto di Londra del 24 aprile 1915 l’Italia si impegnava a entrare in guerra accanto all’Intesa e, a vittoria conseguita, avrebbe avuto i suoi confini naturali, Trento e Trieste, e gran parte della costa slava, ove l’influenza italiana si sarebbe estesa. Si riprendevano i temi del Risorgimento, contro il nemico ereditario. Il 23 maggio 1915, dichiarata la guerra all’Austria, a decorrere dal 24, il blocco fu completato e la strategia di logoramento completata. L’euforia si diffuse per il Paese: sono le giornate del “maggio radioso”, ove tutti erano convinti che in pochi mesi la vittoria sarà conseguita. Già dalla prime ore di guerra la realtà fu ben diversa. La flotta austriaca, con lo scopo di far sollevare la popolazione contro le Istituzioni, bombardò le città della costa adriatica, da porto Corsini a Manfredonia. Ancona fu uno degli obiettivi principali, ed ebbe 65 morti e notevoli danni ai suoi edifici, compresa La Cattedrale. La guerra appena dichiarata presentata come facile, divenne subito dura, lunga e difficile.

mercoledì 29 dicembre 2010

A TUTTI I LETTROI DI QUESTO BLOG
I MIGLIORI AUGURI
DI UN SERENO, PROSPERO E FELICE
ANNO 2011

lunedì 20 settembre 2010

E' uscito il volume:
L'investimento e la presa di Ancona
La conclusione della campagna di annessione delle Marche
20 settembre - 8 ottobre 1860
di
Massimo Coltrinari

278 pag., ill, 20,00.
è reperibile presso tutte le librerie d'Italia
In Ancona, presso la Libreria Canonici, Via Garibaldi 112,
per ordini diretti: ordini@nuovacultura.it, oppure risorgimento23@libero.it

Il volume riporta la prefazione del Sindaco di Ancona,
prof. Fiorello Gramillano

giovedì 1 aprile 2010

CASA EDITRICE NUOVA CULTURA
PER AVERE I LIBRI DELLA
COLLANA STORIA IN LABORATORIO
Contatti
Casa Editrice Luigi Traiano
Presidente CDA Gennaro Guerriero Direttore generale T (+39) 06 97613088 gennaroguerriero@nuovacultura.it skype: gennaro.guerriero
Redazione 06 97613688 redazione@nuovacultura.it Libreria La Sapienza
06 49912684
Libreria Tor Vergata0: 6 7231392 romanina@mclink.it
Centro Strumenti Didattici06 49912685 csd@nuovacultura.it tesi@nuovacultura.it Amministrazione06 45443310 nuovacultura2@mclink.it
Per contattarci puoi utilizzare il servizio "live speech" di skype o compilare il form sottostante.
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Nuova Cultura

venerdì 26 marzo 2010

Comune di Ancona 1° CIRCOSCRIZIONE
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Sabato 3 Aprile ore 17,30 verrà presentato il Volume:
Il Combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo

18 settembre 1860

di Massimo COLTRINARI
-storico anconetano-

Con l’autore partecipano:
Alessandra Poggi - ricercatrice
Eugenio Paoloni - presidente “Fondazione Ferretti” di Castelfidardo

SABATO 3 APRILE - ORE 17,30
CENTRO POLIFUNZIONALE – Pietralacroce - AN

Il Volume è disponibile presso la Libreria Canonici Corso Garibaldi 112 Ancona 071 712 202300

Seminario di Studi La Calkda estate del 1943
Chiancinao 20-21 marzo 2010
Sono state poste le basi per una nuova “scuola” di storici non ideologizzati con i quali sarà possibile riscrivere, ma in alcuni casi scrivere per la prima volta, gli eventi di uno dei periodi più tragici per l’Italia, quello legato alle vicende armistiziali dell’8 Settembre 1943, alle scelte che vennero individualmente o in gruppo fatte dai singoli, militari o civili che fossero, delle conseguenze di tali scelte, spesso imposte dal contingente, che sfociarono in tragedie ancora poco note o addirittura ignorate se si esclude i pochi super informati addetti ai lavori.
L’occasione è stata data da un seminario di studi della durata di due giorni che si è svolto a Chianciano nell’ambito del Consiglio Nazionale dell’Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nei Reparti regolari delle Forze Armate (Ancfargl) che ha sancito la nascita di una nuova sezione specialistica denominata “Studiosi e cultori della materia” alla quale saranno ammessi, dopo un periodo di prova biennale, studiosi avviati o giovani promettenti leve impegnati in dottorati di ricerca su materie attinenti la Guerra di Liberazione. L’iniziativa fa seguito alla creazione da parte dell’organo associativo, la rivista “il Secondo Risorgimento d’Italia” scaricabile dalla pagina web http://www.secondorisorgimento.it/rivista/sommari/quadrosommari.htm, di una collana di volumi, di cui il sesto della serie “Salvare il salvabile” ha costituito il filo conduttore del seminario nonostante esso sia ancora in fase avanzata di pubblicazione, ma ancora in bozze di stampa e non in libreria.
La tesi sostenuta dal volume è fortemente innovativa, se pure non originale in assoluto come ipotesi, comunque sotto il profilo del “quadro indiziario” di fonti documentali ad essa convergenti appare articolata e ben argomentata, come mai in precedenza, nel delineare uno scenario in cui una fazione, se non il vertice politico militare del tempo nel suo complesso, aveva intrapreso le trattative armistiziali con il fine ultimo di adescare, in perfetto accordo con la Germania ancora alleata, gli angloamericani in una trappola, in un inganno strategico volto a sfruttare le informazioni scambiate in sede di trattative per ributtarli in mare e magari riconquistare la Sicilia che Hitler il 19 luglio a Feltre aveva descritto come la futura Stanlingrado della coalizione nemica.
Il piano ipotizzato nel volume di prossima pubblicazione e commercializzazione non avrebbe però funzionato all’atto pratico per il crollo del fronte interno che il regime aveva sottovalutato, nonostante a seguito dell’avvicendamento di Mussolini con Badoglio il 25 luglio avesse dovuto ricorrere al metodo del bastone (forti misure di ordine pubblico) e della carota, proclamando la caduta del fascismo, sia pure con l’instaurazione di un governo militare e non della democrazia pre regime.
Ai giovani studiosi (età media 30 anni) che hanno partecipato al seminario il direttore e coordinatore Massimo Coltrinari aveva solo fornito uno spunto di approfondimento, senza neppure fare loro leggere, per non influenzarli, il relativo capitolo del volume “Salvare il salvabile”. Il risultato delle loro ricerche è stato sorprendente, in particolare per quanto riguarda una delle argomentazioni a sostegno della tesi di “inganno strategico” secondo la quale la cosiddetta “fuga da Roma” fu un semplice trasferimento a Chieti, dove nel requisito Palazzo Mezzanotte si era cominciato a mettere in piedi una sorta di comando supremo prima che gli eventi, sfuggiti di mano, portassero ad un cambio di programma e l’imbarco sulla corvetta “Baionetta” per fare rotta verso Brindisi e formalizzare quella resa, che avrebbe dovuto invece, secondo l’ipotesi del libro, fungere da specchietto per le allodole. Numerosi gli elementi aggiuntivi frutto di una ricerca condotta in loco, rispetto quelli già riportati in “Salvare il salvabile”, nel senso del potere e delle istituzioni del tempo.
Perora non possiamo dire di più, se non che, in particolare le relazioni relative ai reparti italiani impiegati all’Estero e colti dall’armistizio oltremare, hanno disegnato uno scenario che è difficile immaginare.
Nel congedarci, Massimo Coltrinari ci informa che una analoga due giorni di più ampio respiro si terrà a Roma il 9 e 10 aprile prossimi. Non dispera in quei giorni di avere in mano le prime copie definitive del libro.
Giorgio Prinzi