IV di Copertina:
Seguito
dei precedenti, uno dedicato al 1914 e l’altro al primo semestre del 1915, il
presente volume descrive lo svolgersi
della guerra sulla nostra frontiera orientale. Mentre tutti si aspettavano una
rapida e vittoriosa conclusione, emersero sul campo i nodi di una decisione
diplomatica affrettata (Il Patto di Londra) che mise in difficoltà i vertici
militari. Difficoltà che si tradussero in una mobilitazione tardiva, tanto che,
dichiarata la guerra il 24 maggio, la prima vera grande offensiva ( La Prima Battaglia
dell’Isonzo) fu lanciata solo un mese
dopo, il 23 giugno 1915.
Il
primo mese di guerra lo chiamammo “Il balzo in avanti” un eufemismo per dire
che l’Esercito entrò in guerra impreparato; una impreparazione che ci costò
cara in quanto diede tempo all’Austria-Ungheria di far affluire verso il suo
confine meridionale, al momento della dichiarazione di guerra indifeso,
sufficienti truppe per contrastare la nostra avanzata.
Dopo
la prima offensiva, né lanciammo, nei mesi successivi, altre tre, (Seconda,
Terza e Quarta Battaglia dell’Isonzo) che in sostanza non ebbero alcun
successo. L’euforia del “maggio radioso” pian piano lasciò il posto alla
disillusione ed alla rassegnazione, mascherata da esteriorità patriottiche. La
guerra non sarebbe stata né breve né facile ed il Paese né prese atto.
Nel
volume questo andamento della guerra è descritto riportando l’impiego in linea
delle Brigate di fanteria dal nome marchigiano, “Marche”, “Ancona” e “Macerata”
e da altre, come la Brigata “ Messina” e la Brigata “Acqui” che erano di
stanza, in tempo di pace, nelle Marche. In più si descrive le vicende della
Brigata “Alpi” per riportare l’interventismo risorgimentale alla prova della
trinca.
Il
volume presenta le Marche come regione di prima linea, in quando, dopo aver
dato il concetto di “trincea marittima”,
nel descrivere la strategia adottata dalla Regia Marina, sottolinea il ruolo di
Ancona come piazzaforte offensiva. E su questa scia da i primi tratti di come
le provincie marchigiane, Pesaro, Ancona, Macerata Ascoli Piceno ed il fermano,
subissero incisivi cambiamenti socioeconomici, ora repentini ora più lenti, che
la guerra richiedeva.