Il 9 Febbraio ricorre l'anniversario della Repubblica Romana del 1849. Quella esperienza risorgimentale ha segnato tutto il nostro risorgimento e la attuale Costituzione della repubblica trova in essa i suoi fondamenti. Mazzini e tutto il movimento mazziniano sono stati il sale del nostro vivere civile ed oggi, ancora più che ieri, i principi Mazziniani necessitano essere vissuti più che declamati per uscire da questo pantano morale, economico e sociale in cui il degrado politico ci ha portati. Si riporta uno scritto, preparato da Massimo Bertani per l'Associazione Mazziniana come momento di riflessione e considerazioni per un impegni civile che non sia strumentale ai propri interessi personali.
UN IMPEGNO PER L’AMI
Abbiamo più volte dibattuto nei mesi scorsi
l’opportunità che l’AMI esca da schemi
essenzialmente celebrativi ed assuma anche una sua ben precisa ed autonoma
collocazione nell’affrontare i problemi della Nazione apportando una visione di
questi nell’ottica di un moderno ed
attuale mazzinianesimo.
Sollecitiamo dunque l’impegno dunque dell’AMI ad
operare per il consolidamento delle istituzioni democratiche e repubblicane e
per il miglioramento civile e morale della vita della Nazione.
Questo è quanto abbiamo espresso nel nostro Comitato
interregionale e sul quale ci impegnammo con un comunicato dello stesso ed
altri interventi ad aprire un dibattito
I temi allora riconosciuti come esigenze sulle quali
l’Associazione Mazziniana Italiana ha un
suo preciso ed auspicabile impegno ad intervenire furono: Costituzione ; Morale
politica ; Stato di diritto; Economia e questione sociale;Scuola ed educazione
nazionale; Federalismo “repubblicano” ,Società
e “sindacalismo mazziniano”.
Ritengo pertanto riprendere quanto espresso in passato
con alcune considerazioni personali ed
osservazioni che altro non sono se non semplici appunti sugli argomenti e che
auspico possano servire per stimolare un dibattito per gli amici che hanno
condiviso di portare avanti un “ progetto di una piattaforma programmatica
per l’AMI”.
1° La Costituzione
Rappresenta
il punto fondamentale e dal quale dobbiamo iniziare ogni tipo di discorso nel
nostro dibattito
Tre furono le
culture politiche che agirono nell’Assemblea Costituente del 1946 : liberale,
socialista e cattolica ; culture che avevano una loro lontana radice nella
storia della Nazione e che si composero
in una conciliazione dei loro ideali e sistemi.
Tutto ciò ha comportato una Carta di valori etici
composti in un solenne compromesso nel quale tre diverse visioni dell’uomo e
del mondo storico si sono fuse rappresentando il primo valore della Carta
Costituzionale entrata in vigore nel 1948.
La Costituzione annienta ogni diseguaglianza di fronte alla legge e si impegna a
rimuoverne le cause economiche e sociali : in tale atteggiamento si fondono le
istanze di uguaglianza della civiltà liberale con quelle di origine cattolica e
socialista e ne consegue che i principi fondamentali costituzionali rappresentano un elenco nel quale la
tradizione liberale , il solidarismo cristiano e la tradizione socialista si
fondono in un armonica interpretazione.
I diritti
individuali e collettivi degli uomini precedono la Costituzione ma con
l’attuazione di questa la Repubblica li garantisce richiedendo l’adempimento di
doveri inderogabili : lealtà all’obbedienza delle leggi nel servire lo stato
democratico e repubblicano,solidarietà nel sostegno economico e nei compiti
sociali.
Nell’ordinamento
repubblicano la Costituzione è pertanto la regolatrice dell’esercizio della
sovranità popolare e pertanto al di
sopra di questa : il governo degli uomini è sottomesso al governo della legge
Una Costituzione può essere modificata in una ottica
di evoluzione – adeguamento oppure in una visione di operare per un cambiamento
storico di rottura con le sue radici.
Uno degli effetti delle radici della nostra
Costituzione ed uno dei suoi tratti più caratterizzanti sta nel fatto che essa
non ammette di essere puro dominio di
una maggioranza neppure se di matrice
popolare
La revisione
costituzionale deve necessariamente passare per un largo e condiviso consenso
.con procedure garantistiche e non
puramente maggioritarie , con il rischio in quest’ultimo caso di venire ad
operare una rottura storica .
Ovviamente l’evoluzione storica non può essere bloccata , pretesa antidemocratica , ma una revisione
costituzionale non deve ne può rappresentare l’instaurazione di una altra nuova
costituzione perché diversi ne sarebbero i meccanismi attuativi.
Da tutto ciò
appare come particolarmente importante essere vigili nei confronti di
chi parla come di revisione costituzionale cercando di utilizzarla come grimaldello
per l’instaurarsi di un nuovo sistema politico che intendesse rafforzare
una sua egemonia e per interrompere una
esperienza storica tuttora in corso
2° Lo Stato : le sue funzioni ,la logica della
politica di Mazzini
Nell’ordinamento
della vita politica organizzata di una società è opportuno fare riferimento ad
alcuni concetti basilari dell’organizzazione dei rapporti che intercedono tra
le componenti della società stessa e le loro funzioni.
Nell’ottica
di tale visione fondamentale è lo Stato che rappresenta l’ ordinamento giuridico e politico
che a fini generali esercita il potere su un determinato territorio e sui soggetti a esso
appartenenti
Nella organizzazione della società
civile è’ interessante distinguere tra la forma di stato e quella di governo:
- la forma
di Stato è il modo in cui lo stesso risulta strutturato, ed il modo
con cui si sviluppano i rapporti
tra gli elementi costitutivi del medesimo : popolo,
territorio
e sovranità .Pertanto lo Stato
può essere considerato come organizzazione dei rapporti tra
governati e governanti e come ripartizione della sovranità sul territorio.
- La forma di governo, invece, rappresenta
il modo con cui le varie funzioni dello Stato sono organizzate tra i
diversi organi costituzionali
Nella società moderna la forma di governo è quella che vede i cittadini
sottoposti al governo della legge in un ordinamento che vede gli stessi
artefici delle stesse
Lo Stato
democratico lascia ai cittadini la responsabilità ed il compito di
determinare, a seconda delle esigenze, l'organizzazione politica, tecnica ed
istituzionale dello Stato,ma questo deve rispondere, sempre e comunque, ad
alcuni requisiti :
- Favorire la convivenza civile
- Garantire la giustizia
- Perseguire il bene comune, dell'intera comunità e
non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri
- Garantire ed assicurare le giuste libertà
individuali e sociali
Lo stato democratico è caratterizzato dalla
partecipazione di tutti i cittadini alla determinazione delle politiche
nazionali generali e dall'intervento statale nei rapporti socioeconomici
I diritti dei cittadini che sono alla base della democrazia moderna
sono ciò che si intende per l'insieme dei diritti civili, politici,
sociali ed etici
- Diritti
civili: libertà di autodeterminazione, libertà di parola,
diritto alla sicurezza personale, libertà di culto, libera stampa e
informazione, libertà di espressione, libertà di associazione, diritto di
sciopero, diritto di manifestazione pubblica;
- Diritti politici: diritto di
elezione, diritto di candidatura politica, diritto di associazione
partitica;
- Diritti economici:
diritto di proprietà privata, libertà di fondare capitali propri, diritto
di concludere contratti, libero mercato, libertà di fondare imprese
economiche personali;
- Diritti
sociali: solidarietà sociale (welfare
state), assistenza sanitaria universale, pari opportunità
di lavoro(per le differenze religiose, etniche, culturali e/o sessuali),
diritto di voto per gli immigrati, diritto universale a un'istruzione
paritaria;
- Diritti etici:
diritto di decidere sul proprio corpo, libertà dell'orientamento sessuale,
libertà della ricerca scientifica,
L’attuazione
dei diritti determina la creazione dello Stato di diritto nel quale principio
fondamentale è la separazione dei poteri ,che consiste
nell'individuazione di tre funzioni
pubbliche - legislazione, amministrazione e giurisdizione
e nell'attribuzione delle stesse a tre distinti poteri dello stato, organi
o complessi di organi dello stato autonomi ed indipendenti gli uni dagli altri.
La loro chiara e
netta separazione garantisce
l'imparzialità delle leggi e della loro applicazione ed in definitiva è
la garanzia costituzionale dei cittadini .
Il potere legislativo è rappresentato dal parlamento a livello nazionale e da eventuali organi,
analoghi al parlamento, di regioni e altri enti territoriali con autonomia legislativa, che
producono le norme con un atto che prende il nome di legge.
Nel
sistema politico della repubblica parlamentare il parlamento
è l' istituzione che detiene la rappresentanza della volontà popolare,
Il potere
esecutivo, è posseduto dal
"governo",
al quale compete il potere di applicare le leggi, ed è esercitato da organi che
eseguono le prescrizioni delle leggi e attuano in concreto le pubbliche
finalità,cioè la pubblica amministrazione.
Il potere giudiziario è infine quel potere che permette in via definitiva e
autonoma di risolvere le controversia
di natura civile,penale e amministrativa secondo le diverse giurisdizioni
attribuite ai magistrati
“Un fattore chiave in una democrazia è la presenza,
all'interno della nazione, di una cultura democratica .
Una "democrazia politica" senza cultura
democratica diffusa nei cittadini non sarebbe una democrazia.”
Secondo Mazzini la logica della politica è logica di democrazia
e libertà, non accettabili dalle forze reazionarie; contro di esse è necessaria
una brusca rottura.
La sua visione della società civile è stata anche
definita una "religione civile" dove la politica svolgeva il ruolo
della fede.
Per questo bisogna «mettere al centro della propria vita il
dovere senza speranza di premio e senza calcoli di utilità.».
Quello di Mazzini era un progetto
politico mosso da un imperativo
religioso che nessuna sconfitta, nessuna avversità avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di fede ,
l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta non
provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in ordine stabile.»
Ed ancora
"Con la teoria dei diritti possiamo
insorgere e rovesciare gli ostacoli, ma non possiamo mettere insieme
durevolmente in armonia tutti gli elementi che compongono la Nazione. Con la
teoria della felicità e del benessere – considerati come le cose più importanti
della vita – noi potremo solo formare uomini egoisti, adoratori dei beni
materiali, che porteranno le vecchie passioni nell'ordine nuovo e lo
corromperanno dopo pochi mesi. Si tratta di trovare un principio superiore a queste
teorie, che possa condurre gli uomini a realizzare le loro virtù migliori; che
insegni loro il valore del sacrificio; che li vincoli ai loro fratelli senza
farli dipendere da un solo capo o dalla forza della maggioranza. Questo
principio é il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini che essi sono figli di un
solo Dio, esecutori, qui in terra, di una sola Legge - che ognuno deve vivere
non per sé, ma per gli altri – e che lo scopo della loro vita non é quello di
essere più o meno felici, ma di rendere se stessi e gli altri moralmente
migliori. Bisogna convincerli che il combattere l'ingiustizia e l'errore a
beneficio dei loro fratelli, é non solo un diritto, ma un dovere; dovere da non
tralasciare senza colpa - dovere di tutta la vita”.
La
concezione mazziniana della storia, espressione dell'inesauribile attività
creatrice di un “ Dio” ,e pertanto in continuo "progresso", prevede
che all'interno della stessa gli individui e i popoli sono chiamati dal comando divino a contribuire al bene
dell'umanità: gli individui nella cosciente attuazione dei propri personali
doveri – “l'Apostolato dei doveri” - i popoli nella realizzazione della loro
“Missione storica”.
3° La Giustizia
Il problema della Giustizia si pone come uno tra i più
esposti a tentativi di revisione costituzionale allorquando viene sospettata di
attentare attraverso il controllo della legalità allo stato legislativo
parlamentare .
L’esigenza fondamentale che risulta chiaramente
espressa nella carta costituzionale è che i poteri non vengano ricondotti tutti
al governo, ma trovino adeguati contrappesi in altri poteri o autorità
indipendenti ed auto gestiti
Ecco pertanto l’insorgere di alcuni obbiettivi che
riportano alla ribalta modifiche del potere giudiziario come la
organizzazione della magistratura o
come le norme riguardanti l’ufficio del
pubblico ministero con la separazione delle carriere,che esprimono tentativi
revisionistici della Carta Costituzionale e che vanno opportunamente
controllati .
Dobbiamo pertanto auspicare che il potere giudiziario prosegua nell’esercizio del controllo della
legalità con una aderenza sostanziale ai dettami costituzionali proseguendo
nell’impegno dimostrato sia contro la criminalità che nel costituire un
contrappeso alle devianze anticostituzionali politiche ed economiche
Certamente accanto a ciò che funziona esistono anche
arretratezze,intrecci con il potere politico stesso od economico o compiacenze
illecite che non dobbiamo addossare a
disfunzioni costituzionali .
Al contrario prima di passare a riforme della stessa è
opportuno e necessario vigilare la sua corretta attuazione ed applicazione
controllando che dietro certe richieste revisionistiche non si celi una volontà
di una riduzione dei valori della giustizia o il tentativo di una politica con
una giustizia a lei asservita .
Tutto ciò è particolarmente importante in quanto
l’ordinamento giudiziario è fondamentalmente collocato nella cosidetta
seconda parte della Costituzione senza quella protezione riconosciuta dai costituenti contro la
revisione della prima parte
L’indipendenza della giustizia non va e non deve
essere confuso con l’arbitrio della stessa .Il giudice non può invocare una
sorta di immunità che lo ponga al riparo
dei controlli democratici, dalle censure o dai giudizi di responsabilità come qualsiasi cittadino.
In conclusione desideriamo sottolineare che la
magistratura è uno dei poteri dello stato di diritto e non un corpo separato
dello stesso, o una intoccabile corporazione e rappresenta uno dei pilastri
fondanti dello stesso per il quale vanno attuate le garanzie riconosciute
4°)
Politica e morale
Il tema del rapporto
tra politica e morale è di estrema vastità e complessità nonché di grande
attualità
Lo stile del “fare politica” è qualcosa che oggi più che mai troppo spesso
appare mancare e pertanto nel momento attuale il deterioramento della politica
è diventata questione strettamente connessa con la morale.
Tutto quelle caratteristiche che noi riteniamo doversi
possedere dalla politica scaturiscono dal significato del termine “morsale
politica “ che ad esso attribuiamo .
Alle persone impegnate nella politica si richiede che
debbano possedere una irrinunciabile proprietà di certe virtù affinchè gli stessi possano dare consistenza , credibilità ed
autorità al loro pensiero ed alle loro azioni. Inoltre gli stessi debbono
possedere amore per la giustizia ,ed impegnarsi per un
servizio generoso e gratuito a favore delle vicende della gente , dimostrando sobrietà ed onestà nel loro modo di operare .
Quando alla classe
politica chiediamo di testimoniare i
valori fondamentali della società che essa rappresenta, quando ad essa
deputiamo la salvaguardia delle libertà conciliata con l’autorità ed il
rispetto della uguaglianza dei cittadini , noi riteniamo si attui la moralità
della politica nei suoi organismi rappresentativi.
E lo stesso stile di
moralità va richiesto a tutti quei gruppi di cittadini che nelle loro attività
rappresentative si propongono di esercitare
un potere “politico” a qualsiasi
livello, per risolvere problemi sociali, economici e politici, secondo le loro
convinzioni ideologiche e programmatiche.
Il criterio morale
che deve essere assunto come fondamentale nell’azione politica è quello del
bene comune di ogni individuo e di tutti gli uomini nel rispetto della dignità
degli stessi attuando il metodo della democrazia.
La moralità politica nel dovere del buon governo deve
infatti attuare il confronto ed il dibattito democratico senza privilegiare
consensi che escludano l’approfondimento
dei contenuti e che vengano ottenuti con decisioni rapide ed imperiose .
Ecco perché
necessita vigilare dunque su tutte quelle forme ambigue ed antidemocratiche che
vengono contrabbandate con il pretesto del governare con prontezza e
decisionalità energica .
La moralità politica si dimostra soprattutto
nell’avere un forte senso dello Stato nel rispetto della Carta Costituzionale dando la preferenza al bene comune sugli
interessi privati e corporativi senza posporre i valori etici al raggiungimento
di fini utilitaristici.
Oggi per misurare
quanto si sia lontani da questo stile è sufficiente analizzare l’emergenza
dell’attuale situazione politica legata alla separazione tra il principio
dell’efficacia da quello etico.
(la legge sul conflitto di interessi,la riforma del
processo penale,depenalizzazione di alcuni tipi di reati , …)
Ecco perché la politica non deve essere interpretata
come un “mestiere” che impegni per tutta le vita,mentre al contrario deve
invece lasciare posto all’alternanza ed
al cambiamento : è necessario aprire a forze nuove senza chiusure preconcette
ed ermetiche che annullano il ricambio ed impediscono l’ingresso di forze nuove
e fresche
Per concludere riteniamo come il superamento della
crisi politica attuale che comporta anche una emergenza politica democratica passi
attraverso il ritrovamento di quelle ragioni etiche e principi morali che
rappresentano la centralità della vita democratica della Nazione.
5°) Federalismo”repubblicano” : il
pensiero di Oliviero Zuccarini
“La
repubblica si riparte in regioni ,provincie e comuni” - Così cita l’articolo 114 della Costituzione Italiana
I Padri costituenti vollero introdurre nella
Costituzione le Regioni come nuova ripartizione territoriale della repubblica
in aggiunta alle provincie ed ai comuni
L’idea regionale storicamente nello stato italiano ha
radici nell’ottocento in quei movimenti di pensiero dell’epoca facenti capo
principalmente a Carlo
Cattaneo.
Anche nel pensiero mazziniano si sostenne l’esigenza
di riconoscere la “Regione” come ente
intermedio tra Nazione e Comune in quanto precisava Mazzini l’unitarietà non
doveva identificarsi esclusivamente con l’accentramento.
Mazzini
considerava che la realizzazione dello Stato unitario si sarebbe dovuto
strutturare con “un interno moto centrifugo dal centro alla periferia “ . Ma egli
non voleva uno stato rigidamente accentrato sostenendo l’opportunità di conciliare l’unità politico costituzionale
con una autonomia delle provincie e magari delle “ regioni” per una attività amministrativa
,legislativa ed esecutiva per le materie oggetto di interesse locale
Il dibattito sulle Regioni continuò nei primi decenni
dello Stato unitario e venne ripreso in modo incisivo all’Assemblea Costituente
con la volontà di mutare profondamente l’organizzazione dello Stato con
l’intendimento di fondare sul pluralismo dei centri di potere politico la
propria libertà e la garanzia di sopravvivenza delle istituzioni
democratiche dopo la triste esperienza
del ventennio fascista.
L’onorevole Ruini , presiedente dell’Assemblea
Costituente nella sua relazione di presentazione del progetto di Costituzione evidenziò la novità
delle autonomie regionali come “portata decisiva per la storia del Paese”
richiamandosi allo stesso pensiero mazziniano indicando che le motivazioni di
formule di auto- governo erano basilari alla crescita della libertà
“Non
si tratta soltanto di portare il governo alla portata degli amministrati,con un
decentramento politico amministrativo
(…) ma si tratta di porre gli amministrati nel governo di se medesimi”
La
corrente di pensiero nella quale si inserisce il federalismo appare come un
momento di critica alla sovranità dello Stato moderno che si presenta come un
accentratore del potere
Il
federalismo nasce pertanto come momento di contestazione delle facoltà di
potere che vengono accentrate nella sovranità dello Stato moderno , sia esso
Stato assoluto che Stato democratico.
La sovranità dello Stato nella concezione federalista
non è monolitica ma suddivisa e condivisa
a più livelli dai cittadini che
sono nel contempo cittadini sia del loro Stato che della Federazione.
In
tale modo si crea uno Stato federale che
sta al di sopra degli Stati federati e
che ha con essi un intimo rapporto di collaborazione e di controllo
In questo vedere si può parlare di un federalismo
politico-territoriale , ma dobbiamo considerare anche una altra aspetto che
possiamo definire come federalismo sociale od integrale ( Proudhon) .
Questo tipo di federalismo non è più una struttura
unicamente politica -territoriale, ma qualcosa di maggiormente profondo venendo
a costituire una “risposta” allo scontro tra libertà ed autorità. Esso
rappresenta il cosidetto federalismo integrale in quanto interpreta
integralmente il modo di vivere degli uomini non solo sotto l’aspetto politico
istituzionale ma anche culturale ,produttivo e sociale
In
questa corrente di pensiero si inserisce anche il pensiero dell’antifascismo per cui il federalismo è
l’antidoto dell’autoritarismo in una visione nella quale il fascismo rappresenta
l’espressione massima del centralismo liberale . Ne deriva pertanto che
l’antidoto al fascismo non è solamente la scomparsa del dittatore o la
sconfitta del regime ma la scomparsa del
modello di stato centralizzato e monolitico e la sua sostituzione con uno stato
federativo.
Ma ritornando all’Assemblea Costituente del 1946 è
importante soffermarsi sulla figura e
sul pensiero di Oliviero Zuccarini tenace assertore del federalismo regionale ,
con una forte impronta sociale.
In
lui si riconosce una composizione delle due concezioni : la componente
politico-territoriale si collega con il federalismo sociale pur senza
raggiungere una contestazione
globale dello Stato ,ma in una visione
globale e moderna dello stesso.
Ci piace
pertanto riportare a questo punto alcuni
brani dell’intervento di Oliviero Zuccarini tenuto all’Assemblea
Costituente nella seduta del 6 giugno 1947, in quanto ci
appaiono dimostrativi del suo pensiero in materia di federalismo e fortemente
esplicativi sul concetto di un “federalismo repubblicano” ,più di qualsiasi
altra interpretazione
“….
Della regione si è parlato in tutti i tempi e non già per creare qualcosa di
artificioso, ma per migliorare la costituzione politica, amministrativa dello
stato italiano.
Il problema
fu sentito anche da Mazzini,il quale dopo il 1860 ed anche prima si ribellò
contro il sistema accentratore piemontese che si voleva imporre a tutta
l’Italia e ne vide fin da allora tutte
le conseguenze “ Non è questa l’Italia che io sognavo” - egli disse - e pensò
alla Regione ed al Comune , anzi al Comune prima della Regione.
… Il problema
della Regione diventò vivissimo, subito dopo l’avvento del fascismo : allora si
capì veramente che cosa poteva rappresentare per la libertà nella vita politica
di uno Stato un ordinamento a base
regionale …… .
…
Un vecchio avvertimento della democrazia . Quando in un solo punto stanno
concentrati tutti i poteri e tutte le forze è assai facile a chi riesce a
mettere le mani sul potere stabilire la dittatura
…
L’antifascismo si orientò verso la soluzione regionale ,valutandola sotto
l’aspetto di una soluzione di democrazia e di libertà nello Stato ……
…
Alla Regione non si pensava di arrivare
, come si pensa oggi , per una concessione dall’alto : si pensava di arrivarci
attraverso le autonomie comunali e con un sistema di collegamento tra comune e
comune , che facesse della regione un ponte di passaggio tra le autonomie
locali e l’autorità dello Stato …..
…
La regione è uno dei pilastri della Costituzione ,così come essa è stata
preparata .Togliete quel pilastro e la costituzione precipita .La Costituzione
diventa un'altra cosa , cessa di essere democratica
Ed ancora
Volete
lasciare lo Stato così come è?credete che in questo Stato la democrazia possa
comunque esercitarsi?........
…
attraverso la disfunzione dello Stato c’è la incapacità degli attuali organismi
burocratici ed amministrativi a funzionare efficacemente …..
..se
non provvederemo ad una sua diversa organizzazione interna ,…..verso una
diversa distribuzione degli organi rappresentativi,verso una più larga
partecipazione dei cittadini alla vita pubblica per la difesa dei propri
interessi noi non risolveremo il problema della democrazia
…
Non si tratta dunque solamente di un problema di decentramento e di
snellimento, ma si tratta di articolare meglio le membra dello Stato. Ed è
problema di democrazia ……..
…
.E’ un diverso sistema di organizzare la sovranità dei cittadini, anzi il solo
modo possibile di organizzarla e che può riuscire efficace ed interessare le
popolazioni alla loro vita.
In
questo modo io vedo la soluzione regionale”
Così
andava a concludere l’onorevole Zuccarini all’Assemblea Costituente e con
questa frase riteniamo poter concludere nel migliore dei modi una visione di un
federalismo “repubblicano” , ben diverso da un federalismo “secessionista” nel
quale si inseriscono elementi della reazione commisti ad un liberismo ad
oltranza e non ultimi sentimenti
xenofobi.
6°
Società odierna e sindacalismo “mazziniano
Il
sindacalismo mazziniano rappresenta una via italiana per concepire soluzioni
meglio rispondenti allo spirito, alle tendenze ,alle tradizioni,alle varietà di
situazioni economiche e sociali della nostra società nazionale.
Gli insegnamenti
di Giuseppe Mazzini sono
ispirati alle tendenze dell'umana natura, ai bisogni della società “in
divenire” ed in “progresso”.
Fu detto che
la soluzione sociale mazziniana
è una soluzione sindacalista
Infatti Mazzini
vide nell'associazione operaia il fulcro
della società futura, che
per lui non può essere improvvisazione di un giorno, ma invece, una sicura , consapevole e
durevole elevazione del proletariato destinato a sostituirsi con le sue associazioni
libere e volontarie all' organizzazione capitalistica.
Egli in ciò ha superato i teorici del sindacalismo e nella visione più
complessa del problema dello Stato comprese che, se non si voleva subirlo si doveva, , conquistarlo come garanzia di
libertà, di autonomia e di progresso. La Repubblica
La democrazia sindacale è una necessità
della vita moderna e certi principi e
criteri informativi è opportuno ricordarli e ritornare su di essi in quanto
spesso nella pratica possono essere dimenticati.
L'azione sindacale non può non
essere anche azione politica. Si tratta invece di stabilire “quale”
politica
Un
dibattito che è sempre stato presente nella organizzazione sindacale è stato
quello della contrapposizione di due concezioni sindacali decisamente opposte :
·
la prima vorrebbe
che i sindacati operai fossero lo strumento della politica dei partiti che ne assicurano
la tutela e la direzione effettiva ,
·
la seconda
concezione è quella secondo la quale i sindacati debbono fare la loro politica
sindacale che i partiti potranno assecondare , fiancheggiare , sostenere , ma
mai determinare o dirigere .
Riteniamo infine riportare alcune frasi di Oliviero
Zuccarini pubblicate nel lontano 1920, ma altamente significative e di
fondamentale attualità pur nelle dovute considerazioni dei tempi.
…….Come
mazziniani e repubblicani neghiamo che una società di liberi e di uguali possa essere realizzata dentro
l'architettura di uno Stato collettivista o comunista; ci rifiutiamo di partecipare alla illusione dello Stato dispensiere di bene e di male che anima ogni progetto socialista.
Oltre alle ragioni teoriche e alle
dimostrazioni storiche, sono per noi le esperienze più recenti.
……La
società egualitaria del lavoro non può essere che fatto di coscienza, di volontà,
di capacità. Suppone, per ciò, un addestramento produttivo che non tutti
i lavoratori hanno ed esige un impiego
disciplinato di attività del quale non tutti sono ugualmente capaci
……A preparare la società di domani
occorre, invece, determinare una diversa
consapevolezza dei compiti e delle funzioni sociali di ciascuno,convincere le
masse che non basta volere una cosa, ma bisogna saperla realizzare. Ecco perche
la nuova organizzazione produttiva potrà uscire solamente da un ben sviluppato movimento sindacale.
……II metodo di
Mazzini è nell'avere avvertito
come la futura società del lavoro dovesse trovare il suo fondamentale elemento costitutivo nell’associazione operaia; come non si trattasse tanto di
collettivizzare la proprietà quanto di sostituire la organizzazione sindacale all'organizzazione
capitalistica;
…...come,
infine, la risoluzione del problema sociale potesse aversi
unicamente coll'assorbimento da parte dei liberi sindacati produttivi delle funzioni e dei diritti che ora
sono propri del capitalismo fino alla realizzazione di una società di liberi produttori sindacati.”
Le parole ed i concetti
riportati non hanno necessità di commento
(
Il paragrafo 6° è stato Allegato il 12/09/2011)
Paolo Marchi
________________________________________
A seguito
della riunione di Sabato 22 ottobre u.s. ed in accordo con i partecipanti invio
la proposta della Sezione di Pesaro ad integrazione della Relazione Marchi, dei
punti:
-7°) La
questione economica
-8°) La
difesa civile e militare
da
discutere, se riterrete, in occasione della prossima assemblea
interregionale, propedeutica all'Assemblea nazionale di Dicembre.
Ringrazio
per l'attenzione e cordialmente saluto.
Massimo
Bertani
7° La questione economica:
L’assoggettamento
al fattore economico è una delle cause determinanti della crisi delle società
occidentali.
E’ una
vittoria del disordine e dell’empirismo materialista, inefficaci sul piano
dello sviluppo morale e spirituale degli uomini
in quanto abbiamo sperimentato come l’eccesso di beni disponibili nel
pianeta produca eccesso di miserie, carestie e conflitti diffusi, a causa
dell’accentramento degli stessi beni, nelle mani di pochi.
Noi non
condividiamo che l’umanità debba tendere ad un solo modello di organizzazione
materiale, alla base del quale subordinare la propria attività produttiva e
commerciale, al quale assoggettare l’essere umano nella supremazia del
desiderio di godimento rispetto al superamento dell’edonismo come modello di
vita diffuso fra i cittadini.
La morale si
trova ora in conflitto con gli interessi di ordine economico, la “densità
morale” di un’epoca ha perduto la sua battaglia rispetto alla “densità
economica” di una società.
L’asservimento
dell’uomo alle leggi imperfette dell’economia espone, come non mai in passato,
al principio dell’economia come proseguimento della guerra con mezzi diversi
dalle armi, ma con effetti potenzialmente non meno letali.
Se la
politica è assoggettata all’economia e non l’economia a contemplare fra i
propri fini il supporto alle finalità costituzionali del nostro Stato,
l’economia stessa tenderà alla sostituzione delle categorie morali ed etiche a
fondamento della politica con modelli di governance destinati al consolidamento
di regimi totalitari e tirannici, anche dietro al paravento della democrazia
formale.
8° La difesa civile e militare:
L’abolizione
della leva obbligatoria ha rappresentato in Italia una completa rimozione della
questione militare inquadrata nella più ampia visione del diritto-dovere dei
cittadini di contribuire alla difesa dello Stato nella forma complessiva di
entità territoriale e insieme di ordinamenti e leggi, così come venuta a formarsi
alla fine dei precedenti regimi totalitari.
La delega
completa a corpi di professionisti ha prodotto la de-responsabilizzazione di
intere generazioni di cittadini rese incapaci di pensare a un concetto di
difesa, integrato nel più ampio principio di autodeterminazione dei popoli,
inette all’uso delle armi ed esposte ad ogni sorta di pericolo esterno ed
interno, inabili a rappresentare qualsiasi forma potenziale di deterrenza a
difesa di una pace giusta, rispetto agli scenari geo-strategici ed economici in
progressiva formazione.
Inoltre la
situazione interna attuale non è il riflesso di una visione utopistica e
pacifista o tecnologica ed efficiente, ma l’espressione di inettitudine tecnica
e politica a cambiare un’istituzione che negli anni è diventata grottesca
proponendo un servizio di leva militare obbligatoria oramai assurta ad entità
farsesca per povertà di contenuti e fardello di costi fuori controllo.
Questa
rimozione ha esposto lo Stato, incapace di formare una adeguata cultura della
difesa attiva, alla deriva di falangi paramilitari e già precedute dal braccio
politico che potrà servirsene a fini deviati.
Massimo Bertani
(
I paragrafi 7° ed 8° sono stati allegati
il 23/10/2011)
(chi non desidera ricevere questo spot è pregato di comunicarlo)