Centro Studi di Castel d'Emilio ed Agugliano

Biblioteca Comunale di Agugliano


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L'Apporto di Volumi per l'anno 2020 è stato di
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L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2013 è stato di 215 Volumi
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lunedì 20 luglio 2020

Il Passaggio del Fronte Luglio 1944


Con l’occupazione di Ancona il giorno precedente da parte delle truppe polacche, Osimo non è più in prima linea; non vi è più nemmeno il pericolo, ormai scongiurato dal 17 luglio, di un ritorno controffensivo tedesco. Si comincia a respirare e a guardarsi intorno. Inizia quella quiete dopo la tempesta che, a volte, e più terribile della stessa tempesta. Osimo, che non ha subito il temuto bombardamento aereo, non è stata rasa al suolo, distrutta, ma ha tutte le sue abitazioni lesionate e colpite, le macerie per le strade sono ovunque, il suo tessuto socio-urbano sconvolto. Un quadro desolante, il passaggio del fronte aveva lasciato il segno. Ma se si considera che Osimo era il perno della difesa tedesca per la difesa del Porto di Ancona, si può dire che i danni potevano essere maggiori.
Accanto ai danni materiali, ben più gravi sono i danni morali. Si viene a conoscenza delle tragedie che hanno colpito la popolazione osimana; non vi è conoscente che non sia stato se non colpito, sfiorato da tragedie personali. Si da fondo a tutte le risorse morali per riprendere a vivere e a farsi coraggio.
Ai nostri fini, pochi in Osimo hanno la percezione che alla battaglia per la conquista di Ancona ha avuto un ruolo anche una unità combattente italiana. Tutti hanno superato la sorpresa di vedere nei tanto attesi “Alleati”, i Polacchi, vestiti con uniformi inglesi. Ma i “Liberatori” sono sempre dei “vincitori” e dettano le loro condizioni che discendono dai loro interessi e dai loro fini. Ed i rapporti anche con i Polacchi non sono semplici. Era iniziato il dopoguerra. Passato il pericolo c’è da ricostruire e da conquistare. Ma lo scenario ideologico che presto si delinea, con un passato che non si può dimenticare ed un presente che già annuncia quello scontro ideologico che sarà il substrato dominante del dopoguerra e che poi darà vita alla guerra fredda con la divisone del mondo in due blocchi contrapposti. In questo il Corpo Italiano di Liberazione è messo lì, da una parte, non considerato per il suo ruolo e per la sua partecipazione. Complesso comprendere questo in tutte le sue sfumature; facile capire questa indifferenza e distanza se si considera che erano soldati di una monarchia, compromessa con il fascismo, che aveva cambiato campo attraverso la tragedia armistiziale, e che ora si ripresentava per rappresentare e dirigere una nuova Italia sconvolta da una guerra da lei voluta o almeno  non impedita. Nessuno vedeva in loro l’impegno personale di fare una Italia diversa, migliore, attraverso la lotta al tedesco; impegno personale che portava giornalmente a mettere in discussione la propria vita per un interesse superiore, dopo aver superato quel “chi to fa fa” che stava sconvolgendo, lacerando e minando il tessuto sociale del meridione, causa di tanti mali che ancora oggi lo affliggono; intaccato allora il senso civico e il senso etico-morale, le popolazioni meridionali furono facile preda e in balia di quelle forze dell’antistato che portarono e portano solo miseria, criminalità e povertà. Il Corpo Italiano di Liberazione combatteva il tedesco per una Italia diversa e migliore, come quelle forze della Resistenza, quei “Patrioti”, che quel 6 luglio 1944 precedettero alla occupazione di Osimo le compagnie polacche avanzanti.
Francesca Bonci nella sua ultima pagina del Diario, ci da un quadro veramente interessante di quei primi momenti dopo il passaggio del Fronte
 19 luglio 1944“La nostra cittadina ha un aspetto desolante! Ora che ci è permesso di uscire  senza incubo….possiamo osservare con meraviglia come è conciata! Case completamente distrutte non c’è ne sono, ma ovunque macerie su macerie, strade ingombre di ogni sorta di roba distrutta, grovigli di fili elettrici e telefonici, vetri ed altro! I momenti più sensazionali sono quelli quando c’incontriamo con persone amiche e ci salutiamo con gioia ed affetto, poiché siamo rimasti incolumi in tanta tragedia! Questa mattina è venuta dall’Abbadia la nostra mamma recandoci la dolorosa e tragica notizia che della famiglia Montapponi ( colono dello Zio Don Vincenzo) sono periti quattro familiari ed un quinto è disperso!! Il disastro è avvenuto in un rifugio sotto Castelfidardo dove erano appunto rifugiati con altre persone circa in numero 25. Una bomba di artiglieria a lungo tiraggio ha colpito in pieno tale rifugio causando la morte istantanea della moglie Carola del Montapponi, di due figlie, Gina e Maria, e di un figlio, Armando e ferendo Bruna che a tutt’oggi non si sa dove sia ricoverata. Il padre solo ricorda di aver visto soldati della Croce Rossa Polacca prendere la figlia e trasportarla con l’autoambulanza!
Quanto dolore… Gianna è disperata--- Domani mattina ritornerà all’Abbadia con la nostra mamma…[1]


[1] Scrive Massimo Morroni in merito a questo episodio “12.7.1944. Mercoledì’ A seguito di un cannoneggiamento in contrada Montecamillone, in una grotta di terra vicino alla fornace Giordani, per la strada della stazione, del colono Valenti Giorgio detto il Guardià, muoiono sette persone: Gino Valenti di anni 16 figlio di Giorgio, Carola Mazzieri in Montapponi di anni 49 con i figli Armando di anni 13, Gina di anni 27 e Maria Celestina di anni 9 e sono stati trovati affiancati sulla strada due giovani: Romolo Mammoli di anni 18 e Maria Pigliapoco di anni 20. E’ rimasta gravemente ferita Bruna Montapponi, un’atra figlia della signora Carola. Ferita alla testa viene soccorso da Cecerelli e Bontempi e successivamente viene dal Buontempi trasportata al comando medico alleato presso lo stabilimento di Settimio Soprani. Verrà più tardi trasportata con un elicottero (Il II Corpo Polacco non aveva in organico un elicottero per lo sgombero feriti; L’elicottero si affermerà dopo la II guerra mondiale. Molto probabilmente Bruna Montapponi è stata trasportata a Falconara con autoambulanza dove, con mezzo aereo (Dakota C3) è stata evacuata a Bari, n.d.a) all’ospedale di Bari dove purtroppo rimase senza documenti e senza memoria. Solamente dietro ricerche dei familiari viene ritrovata e fatta ritornare a casa.” Cfr Morroni M., (a cura di) Abbadia. Osimo Stazione. Storia, Memoria e Immagini., Osimo, Comune di Osimo, 2005, pag. 45. Nello stesso volume si indica il paragrafo, “Il passaggio del fronte (luglio 1944) per una visione più ampia degli avvenimenti riferibili all’Abbadia e zone limitrofe.


sabato 4 luglio 2020

Arredo Urbano. Lapidi dei caduti In Guerra. Cimitero di Castel Ferretti



Nella copertina del Periodico "Il Nastro Azzurro" appare il sommergibile Scirè l'unità appoggio degli incursori della marina Militare Italian durante la II Guerra Mondiale. A Bordo componente l'equipaggio vi era il marinaio telegrafista Mario Alessandrelli, nato a Castelferretti, in provincia di Ancona. Scomparso in mare in una azione, una lapide lo ricorda nel Cimitero di Castelferretti insieme ad altri di caduti della prima e della Seconda Guerra Mondiale
Questo riquadro, per il passare del tempo, ha bisogno di essere rimesso a posto. La federazione di Ancona del Nastro Azzuro si stà attivando per ridare dignità e decoro a queste lapidi