Centro Studi di Castel d'Emilio ed Agugliano

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giovedì 20 ottobre 2011

Libro "Salvare il salvabile" presentato il 1 ottobre 2011 alla Biblioteca

Il luogo ove è stato firmato l'armistizio il 3 settembre 1943: Cassibile, Sicilia orientale.

A giudizio di chi scrive l’errore sistematico, che con questo volume s’intende superare, è che sinora gli avvenimenti relativi all’armistizio dell’8 settembre 1943 e agli eventi che ne seguirono sono stati giudicati con il senno del poi, nell’ottica della situazione venutasi a creare nel dopoguerra e del clima culturale dominante. Questa è un’ottica che i protagonisti del tempo non potevano avere, pertanto il loro approccio logico doveva inevitabilmente essere differente, persino sui risultati finali del conflitto, che la classe dirigente nazista era convinta di potere ancora volgere a proprio favore. Gli italiani erano stati informati dello sforzo per realizzare risolutive “armi segrete” proprio nella riunione di Feltre del 19 luglio 1943, giorno del bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma. Mussolini, in quell’occasione, rimase a tal punto affascinato e succube dell’esposizione Hitler da non fare cenno alcuno all’intenzione che stava maturando in alcuni ambienti italiani di uscire dal conflitto.

Questo fu probabilmente determinante a creare un clima favorevole a un suo avvicendamento, che come abbiamo visto fu equivoco (la guerra continua) e finalizzato alla tenuta del fronte interno e al mantenimento dell’ordine pubblico.

Se il doppio gioco di Badoglio, del quale parla Churchill, doveva avvenire ai danni degli angloamericani e non dei Tedeschi, molte delle cose incomprensibili e non ancora chiarite di quei giorni possono venire riviste sotto nuova luce e persino razionalmente spiegate. In questo volume si avanza l’ipotesi dell’inganno strategico ovvero attirare in una trappola gli Alleati, farli sbarcare, fingere inizialmente di combattere e poi o decidere la resa,rispettando i patti, oppure ributtarli a mare, con i Tedeschi compartecipi del disegno.

Forse diffidavano, ma in questo caso le assicurazioni di Badoglio e di Vittorio Emanuele a Rahn devono venire lette sotto un’ottica diversa da quella corrente, che attribuisce loro un’incredibile faccia di bronzo. Gli avvenimenti cominciarono a precipitare solo nel pomeriggio dell’8 settembre, quando apparve chiaro che Eisenhower non era disponibile a sentire ragioni e che la parte italiana doveva “prendere o lasciare”, cioè continuare il gioco pericolosamente oltre il previsto, avallando uno strumentale armistizio, oppure denunziare gli accordi di Cassibile, ma compromettere la fase cruciale dell’inganno strategico che avrebbe dovuto concretizzarsi entro pochi giorni.

Altro punto che sembra accreditare la nostra tesi, ed in particolare che la cosiddetta “fuga da Roma” avesse inizialmente come meta Chieti e non Brindisi, è l’atteggiamento tenuto dai membri della comitiva regia nella sosta presso i duchi di Bovino, dai quali si erano recati a pranzo. Il Sovrano, che fece notare di avere nel portafogli una somma di poco superiore alle mille lire dell’epoca, il duca d’Acquarone, che confessò di avere con se solo il vestito che indossava, Badoglio che rafforzò le sue convinzioni con un riferimento alle sue origini piemontesi, tutti ribadirono, e con enfasi, che l’allontanamento da Roma sarebbe stato un evento di pochi giorni.

Sono affermazioni incomprensibili, addirittura da scriteriati, se le si giudica alla luce di come sappiamo andarono a finire le cose; al contrario, se le si interpreta alla luce della nostra tesi, che la cosiddetta “fuga da Roma” doveva essere, portandosi al limite del versante opposto dell’Appennino, un prudenziale allontanamento dalla costa tirrenica e dall’area di Roma dove avrebbe dovuto infuriare – così si pensava – una violenta battaglia aeronavale e terrestre per respingere più teste di ponte di un massiccio sbarco previsto in forze, allora queste strane e sinora illogiche affermazioni di ottimismo acquistano significato e soprattutto si spiegano in maniera logica e pertinente.

Il volume presenta questa tesi che può essere accettata o meno, ma con l’ottica che alla fine di questi inganni reciproci, si dissolse ogni potere per la Monarchia e per gli Italiani arrivò il momento delle scelte, dalle quali si creò l’architettura della Guerra di Liberazione



Gli Autori:
Giorgio Prinzi, ingegnere e giornalista pubblicista, è stato presidente due mandati (sei anni) Vicepresidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori d’Italia (Anget). Attualmente è Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn); Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti; membro del Comitato Esecutivo dell’Istrid (Istituto Studi Ricerca Informazione Difesa); responsabile per la comunicazione del progetto “Storia in laboratorio”.


Massimo Coltrinari, Generale, Laureato, è Titolare di Storia Militare all’ISSMI, Cattedra di Dottrine Strategiche. È Direttore della Rivista “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, e ideatore e responsabile scientifico del Progetto “Storia in Laboratorio”nonché della Collana edita presso la Società editrice Nuova Cultura con lo stesso titolo di “Storia in Laboratorio”. E’ Cultore della Materia presso la cattedra di Geografia Politica ed economica, Facoltà di Scienze Politiche, Dipartimento di teoria Economica, Università La sapienza, Roma


Il volume è acquistabile in tutte le librerie d'Italia. Per ordini diretti: ordini@nuovacultura.it
per informazioni e apprfondimenti: risorgimento23@libero.it
per conttattare gli Autori
 Giorgio Prinzi: giorgioprinzi@libero.it
Massimo Coltrinari: massimo.coltrinari@libero.it

Fare Cultura

CONVERSAZIONI CON L’AUTORE


La Pro Castelferreti, in collaborazione con la Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione, nel quadro del progetto Storia in Laboratorio, per l’Anno Accademico 2011-2012 promuove incontri durante i quali, conversando, l’Autore dibatte con i presenti i temi trattati nel volume che si presenta.

Gli incontri avranno luogo presso

la Biblioteca “L Radoni”, Sala del castello, Piazza della Liberta 17, Castelferretti

Il Calendario è il seguente:

Sabato 1 0ttobre 2011, ore 17.

Giorgio Prinzi, Massimo Coltrinari
Salvare il Salvabile
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943: per gli Italiani, il momento delle scelte.


Sabato 19 Novembre 2011, ore 17.

Paolo Colombo, Massimo Coltrinari,
La Divisione “Perugia”
Dalla tragedia all’oblio. Albania 8 settembre -3 ottobre 1943. 2009


Sabato 21 Gennaio 2012, ore 17.

Massimo Coltrinari,
La Guerra Italiana all’URSS. 1941-1943. Le Operazioni,
Volume I, I Prigionieri Italiani nella Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica



Sabato 19 Marzo 2011, ore 17.

Pierivo Facchini
La campagna di Tunisia. 1942-1943
La Perdita della sponda Africana e le premesse dello sbarco in Sicilia.



Sabato 20 Maggio 2012, ore 17.

Massimo Coltrinari,
L’Ultima difesa pontificia di Ancona. 7-29 settembre 1860
La fine del potere temprale dei Papi (1532-1860) nelle Marche

Il programma può subire variazioni

Informazioni dettagliate si possono essere sul blog

www.bibliiotecaradoni.blogspot.com

per ulteriorri informazioni: procastelferetti@libero.it
                                       ricerca23@libero.it
            

10 giugno 1940

Uscite stremate dalla Grande Guerra Francia e Gran Bretagna, con la Russia zarista scomparsa dalla carta geografica e sostituita dall’URSS, pensavano di aver mantenuto il loro potere. A Versailles, non furono prodighi con l’Italia che sì, ebbe Trento e Trieste, ma depauperata di quello che erano le sue pretese nei Balcani. Fu la “vittoria mutilata” e la crisi conseguente di Fiume. La Germania fu duramente punita e questa miope politica di rivincita minò la Repubblica di Waimar e portò il popolo tedesco verso posizioni di riscatto e rivincita, che furono colte dal partito nazionalsocialista che, con a capo Hitler, ebbe il potere totale. Uno dei cardini della sua politica fu l’annullamento delle clausole di Versailles e la rivincita contro Francia e Inghilterra.


La potenza tedesca in centroeuropea fu di nuovo in crescita in modo esponenziale La Germania dopo aver annesso per via diplomatica i Sudeti e l’Austria, predisposto un esercito potentissimo, attaccò la Polonia per avere Danzica. Si ricreò la situazione del 1914: non si poteva permettere alla Germania di essere così potente e Danzica, come Sarajevo, fu la scintilla che generò il conflitto mondiale.

La situazione nei rapporti di potenza, però, era diversa. Francia e Gran Bretagna erano deboli stremate e poco armate e non in grado di affrontare la Germania. Adottarono una strategia “dal debole al forte”, ovvero una strategia indiretta. cercando di diluire il più possibile la potenza tedesca nello spazio, aprendo più fronti possibili. Abbandonarono la Polonia, rimanendo sulla difensiva sul fronte occidentale. E la “drole de guerre”, in cui, come nel 1914, non vi è un ruolo per l’Italia

In visita a Londra nel 1938 al gen. Ulrich capo della Lufwaffe fu chiesto chi avrebbe vinto la prossima guerra. La risposta fu profetica: “non so chi la vincerà,, ma sicuramente so chi la perderà: quella colazione in cui avrebbe militato l’Italia.”

Significando con ciò che tutte le potenze vincitrici della prima guerra mondiale erano uscite stremate. E in questa prospettiva L’Italia ebbe assegnato il suo ruolo nel quadro della strategia indiretta. Doveva essere accanto alla Germania, divenendone un peso. E così fu.

Bloccate le forniture di carbone, essenziale per sopravvivere, nel marzo 1940, l’Italia entrò in guerra abbagliata dalla folgorante impresa tedesca del maggio del 1940: sconfitta la Francia in quattro settimane con la Gran Bretagna alle corde, Mussolini cedette che ormai la guerra era vinta per la Germania. L’Italia voleva essere al tavolo della pace, dalla parte dei vincitori, per avere il suo bottino. Il 10 giugno 1940, conscio che l’Italia era militarmente ed economicamente impreparata, dichiara la guerra; questa fu annunciata a una folla delirante, in una “adunata” oceanica; fu una grande festa, ma che preluse a trentanove mesi di sconfitte e tragedie, finiti con la crisi armistiziale dell’8 settembre 1943, la pagina più buia della recente storia d’Italia.

Affresco alla Cappellina del Cimitero.