Centro Studi di Castel d'Emilio ed Agugliano

Biblioteca Comunale di Agugliano


L'Apporto di Volumi per l'anno 2014 è stato di 5 Volumi
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L'Apporto di Volumi per l'anno 2015 è stato di 38 volumi
L'Apporto di Volumi per l'anno 2016 è stato di 196 volumi
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L'Apporto di Volumi per l'anno 2018 è stato di 35 Volumi
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L'Apporto di Volumi per l'anno 2020 è stato di
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L'apporto di volumi per l'anno 2012 è stato di 10 Volumi
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L'Apporto di Volumi per l'anno 2020 è stato di ......
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L'apporto di volumi alla Biblioteca L. Radoni - Fondo Coltrinari per il 2010 è stato di 1003 Volumi
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L'apporto di volumi alla Biblioteca L.Radoni - Fondo
Coltrinari per il 2014 è stato di 943 volumi
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giovedì 10 marzo 2011

L'Entrata In Guerra dell'Italia
Nota
Uscite stremate dalla Grande Guerra Francia e Gran Bretagna, con la Russia zarista scomparsa dalla carta geografica e sostituita dall’URSS, pensavano di aver mantenuto il loro potere. A Versailles, non furono prodighi con l’Italia che sì, ebbe Trento e Trieste, ma depauperata di quello che erano le sue pretese nei Balcani. Fu la “vittoria mutilata” e la crisi conseguente di Fiume. La Germania fu duramente punita e questa miope politica di rivincita minò la Repubblica di Waimar e portò il popolo tedesco verso posizioni di riscatto e rivincita, che furono colte dal partito nazionalsocialista che, con a capo Hitler, ebbe il potere totale. Uno dei cardini della sua politica fu l’annullamento delle clausole di Versailles e la rivincita contro Francia e Inghilterra.

La potenza tedesca in centroeuropea fu di nuovo in crescita in modo esponenziale La Germania dopo aver annesso per via diplomatica i Sudeti e l’Austria, predisposto un esercito potentissimo, attaccò la Polonia per avere Danzica. Si ricreò la situazione del 1914: non si poteva permettere alla Germania di essere così potente e Danzica, come Sarajevo, fu la scintilla che generò il conflitto mondiale.

La situazione nei rapporti di potenza, però, era diversa. Francia e Gran Bretagna erano deboli stremate e poco armate e non in grado di affrontare la Germania. Adottarono una strategia “dal debole al forte”, ovvero una strategia indiretta. cercando di diluire il più possibile la potenza tedesca nello spazio, aprendo più fronti possibili. Abbandonarono la Polonia, rimanendo sulla difensiva sul fronte occidentale. E la “drole de guerre”, in cui, come nel 1914, non vi è un ruolo per l’Italia

In visita a Londra nel 1938 al gen. Ulrich capo della Lufwaffe fu chiesto chi avrebbe vinto la prossima guerra. La risposta fu profetica: “non so chi la vincerà,, ma sicuramente so chi la perderà: quella colazione in cui avrebbe militato l’Italia.”

Significando con ciò che tutte le potenze vincitrici della prima guerra mondiale erano uscite stremate. E in questa prospettiva L’Italia ebbe assegnato il suo ruolo nel quadro della strategia indiretta. Doveva essere accanto alla Germania, divenendone un peso. E così fu.

Bloccate le forniture di carbone, essenziale per sopravvivere, nel marzo 1940, l’Italia entrò in guerra abbagliata dalla folgorante impresa tedesca del maggio del 1940: sconfitta la Francia in quattro settimane con la Gran Bretagna alle corde, Mussolini cedette che ormai la guerra era vinta per la Germania. L’Italia voleva essere al tavolo della pace, dalla parte dei vincitori, per avere il suo bottino. Il 10 giugno 1940, conscio che l’Italia era militarmente ed economicamente impreparata, dichiara la guerra; questa fu annunciata a una folla delirante, in una “adunata” oceanica; fu una grande festa, ma che preluse a trentanove mesi di sconfitte e tragedie, finiti con la crisi armistiziale dell’8 settembre 1943, la pagina più buia della recente storia d’Italia.

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