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venerdì 30 maggio 2008

Castello dei Ferretti

BIBLIOTECA “LORENZO RADONI”
CASTELFERRETTI
FONDO COLTRINARI

OCCASIONAL PAPERS
2008/3

Castello dei Ferretti
Fonte: Natalucci Mario, La vita millenaria di Ancona, Dal periodo Napoleonico ai nostri giorni. Ancona, Libreria Canonici, 1975 pag. 406.

I Parte
Nella Piana dei Ronchi, forse così detta dal terreno sassoso e sparso di piante selvatiche, che crescevano nel terreno paludoso esisteva già nel sec. XI sulla destra dell’Esino, un piccolo castello o fortilizio con un’ala e robusta torre a 4 km dal mare, per protezione del luogo quasi solitario contro le eventuali aggressioni di predoni e bande armate. Esso probabilmente apparteneva al noto Monastero di S. Lorenzo in Castagnola che possedeva castelli, terre e chiese lungo le due sponde dell’Esino e altrove.
Nel corso del sec. XIII, durante il tremendo conflitto tra il Papato e Federico II di Svezia e le lotte implacabili dei Guelfi e dei Ghibellini, la torre dei Ronchi venne ceduta dal Comune di Ancona, che estendeva la sua giurisdizione fino all’Esino, ai Conti Ferretti esperti nelle armi e di nobile famiglia alsaziana, offrire il loro braccio al papa Gregorio IX.[1]
Risulta che primi signori della torre fossero i fratelli Pietro ed Oliverotto. Da un documento del 1252 si rileva che Antonio, figlio di Pietro, era tenuto in molta considerazione come valoroso uomo d’armi. A riconoscimento dei preziosi servigi prestati alla Chiesa e al Comune di Ancona, la fortezza dei Ronchi, per circa un secolo e mezzo, rimase affidata ai ferretti, che estesero all’intorno i loro possedimenti. Anche nel sec. XIV mentre infuriavano le lotte di parte e gli audaci condottieri con le loro truppe prezzolate cercavano di accrescere la propria potenza, i Ferretti continuarono a difendere il territorio, mantenendosi fedeli alla Chiesa. E’ presumibile. Che anche quando il card. Albornoz venne a riconquistare e a riordinare lo Stato ecclesiastico, lasciò indisturbati i Ferretti nei loro possessi in considerazione della loro fedeltà.
Nel 1382 mentre la Chiesa era dilaniata dallo scisma e Luigi D’Andò, d’intesa con l’antipapa Clemente VII, premeva possesso della marca, la fortezza dei Ronchi su sottoposta a gravi minacce. L’esercito francese si accampò nei pressi della Rocca di Fiumicino e mise a ferro a fuoco il territorio circostante, costringendo le popolazioni terrorizzate a fornire viveri e altri mezzi, mentre Luigi D’Andò minacciava di assalire Ancona, se non avesse ceduto la Rocca papale di S. Cataldo e sborsato una forte taglia di denaro. I miseri ed inermi abitanti di Fiumesino cercarono rifugio nella torre Ferretti, che a stento riuscirono a respingere le truppe avide di bottino.
Fu quella certamente una grande prova per il piccolo fortilizio, che non era in grado di far fronte ad una moltitudine affamata ed inferocita. Francesco Ferretti, uno dei personaggi più illustri della famiglia, come capitano e uomo politico, ottenne allora papa Urbano VI, tramite il card. Andrea Buontempo, Rettore della Marca, la facoltà di ampliare e ammodernare il vecchio bastione[2] in modo da poter adeguatamente provvedere alla difesa del territorio e delle popolazioni, secondo nuove esigenze di carattere militare.
Il Ferretti, lasciando in piedi e restaurando l’antico fortilizio, che sorgeva nell’angolo di nord-ovest, fece costruire la vasta mole del nuovo castello in forma quadrata con profonde mura e controscarpa, così si esprime lo storico della Famiglia Francesco ferretti nella Pietra del Paragone (1685), e un’ampia e capace fossa da riempirsi in caso di necessità. Negli altri angoli furono elevati tre torrioni, muniti di merlature, comminatoi, ponti e feritoie. Un’altra torre fu eretta sopra il ponte levatoio con le relative saracinesche. Il ferretti, a ricordo di questa costruzione, fece incidere sopra l’arco di ingresso lo stemma del suo casato, aggiungendo al cimiero il leone che tiene nelle branche il giglio e la spada, insegna che gli era stata concessa dalla Repubblica fiorentina per le benemerenze acquisite come Podestà nel 1374[3] e sotto lo stemma pose una lapide con la seguente iscrizione:

HOC CASTRUM FACTUM FUIT PER NOBILEM ET MAGNIFICUM MILITEM DOMINUM FRANSCUM DE FERRETIS DE ANCONA. MCCCLXXXVI

Le caratteristiche della Rocca corrispondevano naturalmente alla architettura militare del tempo, soprattutto per quanto riguarda i vari ordini di feritoie e piombatoi, che appaiono nei quattro lati dell’edificio e nel punto d’innesto delle torri. Rimangono ancora le tracce delle merlature, che coronavano l’intera costruzione e che furono soppresse nelle successive trasformazioni.
E’ il caso intanto di notare che mentre Ancona nel 1382 dopo la triste esperienza fatta con Luigi D’Angiò distruggeva a furore di popolo. L’imponente ed artistica rocca di S. Cataldo, provvedeva a breve distanza alla ricostruzione della rocca di Fiumesino per la difesa dei suoi confini e consentiva ai Ferretti di costruire un proprio castello.
Francesco, condotta a termine l’opera , chiedeva a Bonifaccio IX il riconoscimento ufficiale della sua signoria, tenuta già di fatto dalla sua famiglia. Il Pontefice, anche in segno di gratitudine per la fedeltà dimostrata da tutta la famiglia alla Chiesa, gli concedeva nel 1396 l’investitura col titolo di conte di Castelferretto, che i suoi mutarono in Castelferretto e dei Ferretti. Si costituiva così un feudo indipendente dalla giurisdizione del Comune di Ancona, sotto l’alto dominio della Chiesa.
(continua)
[1] Secondo l’albero genealogico di Casa Ferretti, Pietro diede inizio al ramo di Castelferretti, detto anche di S. Domenico, mentre il fratello Corrado a quello di Via Guasco.
[2] Compagno P., la reggia Picena, Macerata, 1661, I, pag. 250 ( Bolla del 24 maggio 1384)
[3] Inizialmente lo stemma dei ferretti era formato da uno scudo con due bande rosse in campo d’argento, sormontato da l cimiero (con al centro una trota (pesce). Successivamente da Francesco Ferretti fu aggiunto il leone e nel sec. XVI allo scudo venne accollata l’acquila bicipite imperiale e quindi per concessione di Pio IX furono aggiunte due chiavi con la basilica pontificia. Altre varianti furono apportate negli ultimi tempi dal duca Ferretti.

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