BIBLIOTECA “LORENZO RADONI”
CASTELFERRETTI
FONDO COLTRINARI
OCCASIONAL PAPERS
2008/2
Origine della famiglia Ferretti e sua ambientazione storica.
Nel corso del XIII secolo, durante il tremendo conflitto tra il papato e Federico II di Svevia e le lotte implacabili tra guelfi e ghibellini, la torre dei Ronchi venne ceduta dal comune di Ancona, che estendeva la sua giurisdizione fino all’Esino, ai conti ferretti. Questi, esperti e di nobile famiglia Alzaziana,imparentati con i granduchi d’Austria, erano venti in Italia per offrire il loro braccio al Papa Gregorio IX. Anche nel secolo XIV, mentre infuriavano le lotte di parte, i Ferretti continuarono a difendere il territorio mantenendosi fedeli alla chiesa. Nel 1384 Francesco ferretti chiese la vicario generale della Marca Anconitana Andrea Bontempi di poter trasformare una antica torre tra Falconara e Chiaravalle in un luogo fortificato capace di contenere armati, bestiame e vettovaglie. Nello stesso periodo in altre località come Bolignano, Cassero e Fiumesino vengono ristrutturate le rocche dislocate sui confini anconetani per difendere meglio la città di Ancona dalle armate Angioine impegnate nella guerra tra i fedeli del Papa Urbano VI e i seguaci dell’antipapa Avignonese Clemente VII. La costruzione del castello è compiuta in pochi anni.
Il 9 febbraio del 1937 Francesco Ferretti viene nominato dal papa Bonifacio IX, Conte di Castel Francesco. Le terre di Francesco Ferretti si estendevano dal Fiume Esino ai confini con il territorio di Ancona con la proprietà dei benedettini cistercensi si Santa Maria di Castagnola di Chiaravalle. Nel 400 ci furono scontri tra jesini e anconetani per contendersi le terre al di qua e al di là dell’Esino. Di queste contese rimasero molti documenti cartografici che ci illustrano come vivevano gli abitanti di castel Francesco nei primi anni dello sviluppo del centro abitato. All’epoca il castello offriva una sicura abitazione agli agricoltori che lavoravano i campi circostanti e agli artigiani dediti alle attività di sostegno all’economia agraria. L’intera tenuta dei Ferretti, paludosa e selvatica fin verso la metà del Quattrocento, venne bonificata e messa coltura dall’infaticabile opera di gruppi di albanesi stabilitisi a castel Francesco dopo un esodo dalle località d’origine sotto la spinta delle incursioni turche nella penisola balcanica. Lungo tutta la fascia costiera dalla Romagna alle Puglie, fu facile, per gli Albanesi, trovarsi ove insediarsi a causa dello spopolamento di molti centri a seguito alla tremenda “peste nera” ricordata anche nelle novelle del Boccaccia, che nel Trecento ha mietuto un gran numero di vittime in quasi tutta Europa. In castel Francesco, dunque, molti si deve al duro lavoro degli albanesi costretti a vivere nei primi anni del loro soggiorno in “rozze capanne” e ammessi solo in seguito ad alloggiare nel castello. A loro erano affidate le attività più umili. Nel 1621 venne effettuata all’interno del castello la costruzione della chiesa di Sant’Andrea e i conti Ferretti avevano il compito di nominare i parroci. Sul castello, di forma quadrata, si elevano tre torri e un’altra torre domina l’ingresso sormontato dallo stemma della famiglia Ferretti. Questo, in origine, era formato da uno scudo con due bande rosse in campo d’argento sormontato dal cimiero con al centro una trota. Successivamente fu aggiunto il leone. Nel XVI fu aggiunta l’aquila bicipite imperiale e più tardi ancora, due chiavi con la Basilica Pontificia.
Fonte: Carrera L., Sensini C., Tonelli,L., Un affresco da salvare. Per recuperare la nostra memoria storica, Castelferretti, Tecnoprinit, 1995, pag. 11.
CASTELFERRETTI
FONDO COLTRINARI
OCCASIONAL PAPERS
2008/2
Origine della famiglia Ferretti e sua ambientazione storica.
Nel corso del XIII secolo, durante il tremendo conflitto tra il papato e Federico II di Svevia e le lotte implacabili tra guelfi e ghibellini, la torre dei Ronchi venne ceduta dal comune di Ancona, che estendeva la sua giurisdizione fino all’Esino, ai conti ferretti. Questi, esperti e di nobile famiglia Alzaziana,imparentati con i granduchi d’Austria, erano venti in Italia per offrire il loro braccio al Papa Gregorio IX. Anche nel secolo XIV, mentre infuriavano le lotte di parte, i Ferretti continuarono a difendere il territorio mantenendosi fedeli alla chiesa. Nel 1384 Francesco ferretti chiese la vicario generale della Marca Anconitana Andrea Bontempi di poter trasformare una antica torre tra Falconara e Chiaravalle in un luogo fortificato capace di contenere armati, bestiame e vettovaglie. Nello stesso periodo in altre località come Bolignano, Cassero e Fiumesino vengono ristrutturate le rocche dislocate sui confini anconetani per difendere meglio la città di Ancona dalle armate Angioine impegnate nella guerra tra i fedeli del Papa Urbano VI e i seguaci dell’antipapa Avignonese Clemente VII. La costruzione del castello è compiuta in pochi anni.
Il 9 febbraio del 1937 Francesco Ferretti viene nominato dal papa Bonifacio IX, Conte di Castel Francesco. Le terre di Francesco Ferretti si estendevano dal Fiume Esino ai confini con il territorio di Ancona con la proprietà dei benedettini cistercensi si Santa Maria di Castagnola di Chiaravalle. Nel 400 ci furono scontri tra jesini e anconetani per contendersi le terre al di qua e al di là dell’Esino. Di queste contese rimasero molti documenti cartografici che ci illustrano come vivevano gli abitanti di castel Francesco nei primi anni dello sviluppo del centro abitato. All’epoca il castello offriva una sicura abitazione agli agricoltori che lavoravano i campi circostanti e agli artigiani dediti alle attività di sostegno all’economia agraria. L’intera tenuta dei Ferretti, paludosa e selvatica fin verso la metà del Quattrocento, venne bonificata e messa coltura dall’infaticabile opera di gruppi di albanesi stabilitisi a castel Francesco dopo un esodo dalle località d’origine sotto la spinta delle incursioni turche nella penisola balcanica. Lungo tutta la fascia costiera dalla Romagna alle Puglie, fu facile, per gli Albanesi, trovarsi ove insediarsi a causa dello spopolamento di molti centri a seguito alla tremenda “peste nera” ricordata anche nelle novelle del Boccaccia, che nel Trecento ha mietuto un gran numero di vittime in quasi tutta Europa. In castel Francesco, dunque, molti si deve al duro lavoro degli albanesi costretti a vivere nei primi anni del loro soggiorno in “rozze capanne” e ammessi solo in seguito ad alloggiare nel castello. A loro erano affidate le attività più umili. Nel 1621 venne effettuata all’interno del castello la costruzione della chiesa di Sant’Andrea e i conti Ferretti avevano il compito di nominare i parroci. Sul castello, di forma quadrata, si elevano tre torri e un’altra torre domina l’ingresso sormontato dallo stemma della famiglia Ferretti. Questo, in origine, era formato da uno scudo con due bande rosse in campo d’argento sormontato dal cimiero con al centro una trota. Successivamente fu aggiunto il leone. Nel XVI fu aggiunta l’aquila bicipite imperiale e più tardi ancora, due chiavi con la Basilica Pontificia.
Fonte: Carrera L., Sensini C., Tonelli,L., Un affresco da salvare. Per recuperare la nostra memoria storica, Castelferretti, Tecnoprinit, 1995, pag. 11.
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